13-9-2016 - Articolo di Sharon Braithwaite su Il Tirreno di Pisa
A poche ore dal suono della prima campanella, molti docenti non sanno ancora in quale istituto lavoreranno ed i ragazzi che si apprestano a tornare sui banchi di scuola potrebbero trovare qualche cattedra vuota. Le assegnazioni dei posti sono in ritardo di almeno due settimane rispetto agli anni passati, a causa delle novità introdotte dalla “buona scuola” (la riforma firmata dalla ministra Stefania Giannini) e del concorso che ha generato polemiche roventi in tutta Italia e ha registrato tante bocciature anche a Pisa.
Lavoro non-stop per i dipendenti del provveditorato di via Pascoli, che sono ancora in attesa di avere i dati sui posti disponibili dall’Ufficio scolastico regionale: solo allora potranno essere calendarizzate le assegnazioni annuali in provincia, dando così certezze sia agli insegnanti che agli studenti.
«In molte classi di concorso non si riesce ad assegnare i posti banditi a causa delle tante bocciature. Molti insegnanti pisani ci hanno chiamato per denunciare una scarsa trasparenza e il loro profondo sconforto - dice Maria Antonia Lai, Flc (Federazione Lavoratori della Conoscenza) Cgil -. Non è vero, come ha sostenuto la ministra, che le bocciature sono in linea con i concorsi precedenti: alle prove sono stati ammessi tanti docenti abilitati e con anni di esperienza alle spalle. Anche a Pisa le percentuali di coloro che hanno superato le prove sono molto basse: un risultato che solleva dubbi sulla strutturazione del concorso e sui corsi di abilitazione, entrambi decisi dal ministero».
A livello nazionale l’organizzazione sindacale ha chiesto al Parlamento di vigilare sulla regolarità di questo concorso. «I corsi di abilitazione sono costati fino a 7.000 euro - sottolinea Lai -. Una spesa sostenuta dai precari per avere una possibilità nel mondo della scuola ma che, di fatto, è stata sbarrata da quest’ultimo concorso». La situazione a Pisa è analoga a quella delle altre province toscane. Una corsa contro il tempo per l’ufficio regionale che sta procedendo a tappe forzate per allocare i docenti di ruolo, partendo dai vincitori del concorso del 2012, dalle graduatorie ad esaurimento e dai vincitori dell’ultimo concorsone.
«Questi ultimi non sono ancora definitivi visto che qualche classe di concorso deve ancora sostenere le prove orali (come quella di matematica e scienze alle scuole secondarie di primo grado), mentre per altri insegnamenti mancano i risultati dei test scritti - aggiunge Maria Antonia Lai -. Gli insegnanti sono suddivisi per aree territoriali dall’ufficio regionale e sono chiamati direttamente dai dirigenti scolastici». Procedure che richiedono tempi lunghi. Ed i posti che alla fine rimarranno vacanti saranno distribuiti alle assegnazioni annuali. Il sindacato sottolinea anche la carenza di personale negli uffici regionali.
’estate si è rivelata un inferno anche per coloro che lavorano nei provveditorati, sopperendo al mancato turnover. Ma c’è un altro punto che preoccupa i docenti. «La “buona scuola” stabilisce che il docente che ha superato i 36 mesi di lavoro (il conteggio è partito il primo settembre) a tempo determinato non può più essere chiamato - conclude Lai della Flc Cgil -. Visti i risultati del concorso, possiamo dire che in futuro sarà difficile coprire tutti i posti disponibili».