Il direttivo nazionale della FLC Cgil del 10 e 11 Settembre 2014 giudica inaccettabile l'annunciata reiterazione del blocco della contrattazione collettiva e degli scatti stipendiali. La scelta di puntare ancora e ostinatamente su una riduzione generalizzata della spesa pubblica che grava prima di tutto sui lavoratori come strategia di politica economica ha già dimostrato di essere fallimentare. Piuttosto è di tutta evidenza la centralità del lavoro nella ripresa europea dove proprio la pressione competitiva sui salari sta aggravando la recessione, uccidendo la domanda e spingendo l’Europa verso la deflazione.
Ostacolare l'azione del sindacato nei nostri settori è funzionale a questa coerente quanto scellerata opera di riduzione della spesa pubblica che non si trasforma in investimenti ma si sostanzia nell'arretramento del ruolo dello stato nel garantire diritti di cittadinanza attraverso un welfare universalisitico.
Il blocco della contrattazione e degli scatti stipendiali che causa una progressiva riduzione dei salari mortifica e umilia il lavoro di milioni di dipendenti pubblici e tra questi delle lavoratrici e dei lavoratori della conoscenza negandone l'apporto alla collettività.
Ciò avviene mettendo in scena, con una sapiente operazione mediatica, una presunta contrapposizione tra l'interesse dei cittadini e della comunità con quello dei lavoratori pubblici e dipingendo il sindacato come un ostacolo alla modernizzazione.
Peraltro questo racconto mediatico nasconde le vere ragioni della crisi italiana da ricercare non certo in un eccesso di spesa pubblica che non c'è ma nel fatto che quando si era reso necessario un salto di qualità del nostro sistema produttivo per creare maggiore ricchezza abbiamo ripiegato su una politica di deflazione salariale e su una selvaggia precarizzazione del lavoro. L' obiettivo era quello di sostituire il vantaggio della svalutazione competitiva con la compressione del costo del lavoro piuttosto che aumentare la produttività puntando su investimenti pubblici diretti in istruzione, ricerca e innovazione tecnologica. Il problema semmai è la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e la qualità della spesa pubblica .
Oggi dobbiamo determinare una inversione di rotta partendo dal rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro che non a caso, in quanto strumento solidaristico e di tutela diffusa, sono sotto attacco da parte delle politiche neoliberali in Italia e in Europa. Queste ultime puntano, infatti, alla cancellazione di questo fondamentale strumento di emancipazione del lavoro e redistribuzione della ricchezza per sostituirle con un peculiare tipo di contratti aziendali più vicini ad atti unilaterali dei datori di lavoro che a processi negoziati.
Nei settori pubblici, in particolare in quelli della conoscenza, serve conquistare una nuova dimensione
negoziale che superi definitivamente la fallimentare legge 150 e ripristini il fondamentale rapporto tra
contrattazione e organizzazione del lavoro, tra contrattazione e sviluppo professionale, tra contrattazione e riconoscimento dell'autonomia della persona. Dobbiamo riaffermare il diritto alla carriera inteso come diritto all'affermazione di se stessi nel lavoro non in competizione con gli altri ma cooperando nel complesso processo di produzione e riproduzione della conoscenza e della ricerca che caratterizza i nostri settori.
Il direttivo nazionale della FLC Cgil è a fianco delle lavoratrici e ai lavoratori che si battono contro lo
scippo del salario conseguente a interventi scomposti e giuridicamente infondati da parte del ministero dell'economia e delle finanze e impegna l'organizzazione a mobilitarsi contro un processo di erosione delle funzioni negoziali e dell'autorità salariale del sindacato che sta riportando il mondo del lavoro pubblico indietro di decenni.
Il direttivo nazionale della FLC sottolinea che esistono anche innegabili motivazioni di carattere
macroeconomico per il rinnovo dei CCNL nei settori pubblici e per lo sblocco della contrattazione decentrata essendo ormai chiaro che il contenimento salariale ha penalizzato la domanda interna, contribuendo al tracollo del nostro sistema produttivo e all'aumento della disoccupazione dentro una dinamica deflattiva generale.
Il direttivo nazionale della FLC CGIL ritiene pertanto inaccettabile un ulteriore blocco della contrattazione nei settori della conoscenza e in tutto il pubblico impiego e pertanto dà mandato alla segreteria nazionale di verificare in tempi brevi la disponibilità delle altre organizzazioni sindacali a mettere in campo tutte le iniziative necessarie fino allo sciopero generale per modificare la posizione del governo sui CCNL pubblici e lo scippo del salario accessorio e delle carriere che avviene attraverso la manomissione della contrattazione integrativa.
La FLC Cgil, se il percorso unitario non dovesse concretizzarsi, è pronta a procedere comunque con la stessa determinazione per raggiungere l'obiettivo del rinnovo dei contratti, dello sblocco degli scatti stipendiali e del ripristino di una vera contrattazione integrativa.