Intervento di LUISA NESE (RSU UNIVERSITÀ DI FIRENZE - SEGRETERIA FLC/CGIL TOSCANA) su Primo M@ggio nr 29 anno 3
Sul finire dell’estate si ricomincia a parlare dello stato delle Università italiane, sollecitati dall’ennesima classifica che rende esplicita la staticità del nostro sistema universitario.
L’ARWU (Academic Ranking of World Universities – www.shanghairamking.com) ha pubblicato una graduatoria mondiale dei migliori atenei. Fra quelli italiani solo Pisa e Roma La Sapienza sono risultati nelle prime 150 posizioni, rispettivamente 101mo e 150mo! La riflessione che ne sta scaturendo in questi giorni, sollecitata dal Rettore di Pisa, ha portato la ministra Carrozza a dichiarare che “il 2014 sarà l’anno dei giovani ricercatori”. Non si può che essere felici di questa affermazione, e nello steso tempo però invitare la ministra a riflettere sull’intero sistema universitario, che non è fatto solo di ricerca, settore importantissimo e strategico per il futuro di ogni paese, ma anche di didattica e di servizi. Il Sistema Universitario è stato oggetto di riforma nell’ultimo governo Berlusconi, la legge 240/2010 (c.d. Legge Gelmini) ha profondamente stravolto l’organizzazione degli Atenei, abolendo le Facoltà, ampliando le competenze dei dipartimenti, aprendo i CDA ai privati. Sul versante ricerca e reclutamento ha introdotto una ulteriore forma di precariato, il ricercatore a tempo determinato, con la convinzione di favorire in questo modo il rinnovo del corpo docente, dando contestualmente nuovi stimoli alla ricerca! Per incentivare la ricerca bisogna prima di tutto garantire la libertà della ricerca stessa, sostenerla con finanziamenti pubblici e con vere campagne di reclutamento. Significa credere e investire nelle Università pubbliche, dare vita ad una vera autonomia gestionale. Investire vuol dire anche mantenere alti gli standard dei servizi offerti agli studenti, sia in termini di strumentazioni scientifiche, spazi didattici, servizi bibliotecari, sia puntando sul personale tecnico amministrativo e sui lettori di madrelingua e collaboratori linguistici. La reiterazione del blocco del turn over e dei contratti nazionali, è la scelta più semplice e meno lungimirante che una classe politica possa deliberare, serve solo a “fare cassa” nel breve termine, ma produce nel medio/lungo periodo effetti di impoverimento culturale, economico, sociale e relazionale che già cominciamo a vedere. Una classe politica coraggiosa deve proiettarsi nel futuro, ripensare all’intero sistema dell’Istruzione Pubblica valorizzandone i principi di universalità e laicità, lavorando così allo sviluppo di un Paese solido, competitivo, egualitario e solidale. Ben venga l’Anno Accademico 2013/14, ma che sia non solo l’anno dei giovani ricercatori, ma l’anno per rivedere con tutte le forze politiche, sindacali e sociali, il sistema universitario italiano.