Il documento conclusivo della Giornata di riflessione sul sistema universitario toscano (16 gennaio 2014)
La crisi attuale, che trova le sue origini nei meccanismi della produzione capitalistica e nei crescenti processi di concentrazione della ricchezza verso i profitti e le rendite a scapito dei salari, in un quadro di finanziarizzazione dell’economia, vede aggredite molte delle storiche conquiste del lavoro. Cresce la diseguaglianza sociale e, con essa, l’ingiustizia a discapito delle condizioni di vita delle classi subalterne. Crescono così il precariato, lo sfruttamento, l’emarginazione: interi strati sociali sono privi di rappresentanza e la stessa organizzazione sindacale stenta a svolgere il proprio ruolo di tutela dei più deboli. Anche nei campi dell’istruzione, della formazione e della ricerca i continui tagli di spesa stanno determinando la fine della funzione pubblica di questi essenziali diritti-servizi di inclusione e di emancipazione sociale, che sempre più divengono privati e privatizzabili, cioè ad esclusivo vantaggio delle classi più elevate, per esercitare il loro rinnovato dominio sull’intera società.
La CGIL si è opposta a questa vistosa regressione, ma il suo operato è andato progressivamente perdendo incisività di fronte ai diffusi orientamenti di chi pensa si possa combattere la diseguaglianza sociale con il perseguimento di iniziative sindacali “di vertice” che, tutte interne al quadro politico, scoraggiano la partecipazione dei lavoratori e si dimostrano subalterne e impotenti di fronte alle componenti più aggressive del capitale che mirano a sbarazzarsi di ogni condizionamento sindacale, visto come ostacolo al definitivo affermarsi del neoliberismo quale tendenza mondiale. Questa pervasività delle politiche neo liberiste non può essere combattuta con logiche nazionali, stato per stato: al contrario, è necessario opporre ad essa la consapevole azione unitaria di un forte sindacalismo europeo, che tuteli e promuova contratti giusti per tutti i lavoratori d’Europa.
In Italia il XVII Congresso della CGIL può essere l’occasione per un autentico rinnovamento che ponga le basi per rilanciare un sindacalismo partecipato, dal basso verso l’alto e aperto alle nuove figure sociali che, come i precari e i giovani senza prospettive, rappresentano il futuro della rinnovata organizzazione capitalistica del lavoro e, quindi, anche il futuro dello stesso sindacalismo e della CGIL. Secondo i recenti dati ISTAT, infatti, ben il 46% dei lavoratori attivi è “stabilmente” precario! In quest‘ottica diviene fondamentale il compito che le Camere del Lavoro e le Categorie sono chiamate a svolgere sui territori: richiamare alla partecipazione, coinvolgere compagne e compagni in un’attività militante ai fini di una comune elaborazione dei futuri programmi politico-sindacali. Con ciò, non si vuole certo sminuire il ruolo dei funzionari che rimane insostituibile, ma è necessario comprendere che l’organizzazione del lavoro si è profondamente modificata verso forme di precarietà che rendono fluida la composizione di classe, complicando e talvolta impedendo la sindacalizzazione. La risposta a queste necessità è quella di ricreare nei luoghi di lavoro e nei territori una vasta rete di attivisti sindacali: donne e uomini capaci di prestare le loro risorse e la loro passione per lottare contro la miseria materiale e culturale, per difendere gli interessi dei lavoratori e delle classi sociali più deboli e meno tutelate, affermando un modello di società egualitario, aperto e partecipato, più equo e più libero.
Questo significa anche dare maggior peso ai precari all'interno delle singole Categorie, come nella stessa Confederazione, poiché essi, già adesso, costituiscono la “normalità” del lavoro: una “normalità” che ricrea diseguaglianza, isolamento, mancata rappresentanza, meno tutele, disperazione e disgregazione sociale: tutto questo in un'ottica di riorganizzazione del lavoro precario in un’unica filiera per garantire la rappresentanza, la tutela e la garanzia delle agibilità sindacali.
E’ inoltre necessario conferire certezza e stabilità al sistema dell’istruzione e della ricerca pubblici: il che significa garantire finanziamenti adeguati e adeguate risorse, specialmente per quanto riguarda il reclutamento del personale che dovrà superare la piaga del precariato migliorando le condizioni di lavoro e retributive esistenti, garantendo l’istruzione per tutti contro ogni forma di esclusione, in particolare per quanto concerne il numero chiuso nelle università.
Da questo punto di vista l'esperienza di elaborazione, di organizzazione e di lotta intrapresa dalla FLC, specialmente sul fronte del lavoro precario, è stata molto significativa e dovrà essere replicata e intensificata a livello territoriale.
E’ per tanto indispensabile che la FLC:
- ponga la condizione del lavoro precario al centro della sua elaborazione e della sua azione organizzativa e sindacale;
- intensifichi l’interlocuzione con il movimento degli studenti ricercando, nella consapevolezza dei rispettivi ruoli, un confronto sui temi relativi alle privatizzazioni dell’istruzione e della ricerca, all’inclusione sociale e all’egualitarismo, abolendo il numero chiuso nelle università italiane;
- solleciti presso il MIUR la costituzione di una commissione permanente paritetica di studio e monitoraggio del lavoro precario presente in tutta la filiera dell’istruzione e della ricerca, così da disporre di dati reali e incontrovertibili;
- sviluppi il ruolo della Struttura di comparto Università, per giungere a un confronto effettivo e costante a livello territoriale, capace di orientare l’elaborazione strategica e le politiche sindacali per giungere a impostare percorsi unitari.
Per tutte queste ragioni è necessario far sì che il nostro XVII congresso divenga un momento di coinvolgimento di forze nuove, per un reale rinnovamento della CGIL quale indispensabile premessa per conservare e accrescere il radicamento fin qua raggiunto, altrimenti destinato alla regressione.
Pisa, 16 gennaio 2014