A giugno arrivano le fantastiche circolari con l'oggetto "Ultimi adempimenti". Questi, il profumo dei tigli e le giornate di sole ci dicono che la scuola sta finendo. Siamo tutti esausti e non sempre mi ricordo quanto siano importanti i documenti che ci vengono richiesti...mi viene da dire che sono tutti orpelli burocratici e, sbuffando, mi accingo faticosamente a scriverli. Una collega mi ha detto "Voglio provare a mandare una email con allegate le programmazioni, ma in realtà inviare solo fogli bianchi. Voglio vedere se qualcuno se ne accorge!". Al di là della battuta molti pensano che questi documenti siano totalmente superflui e che producano un emorragico dispendio energetico.
L'altro giorno, proprio con questo umore, mi sono preparata spiritualmente a fare il mio dovere: prendo in mano la programmazione di terza media e stilo la lista di quello che abbiamo svolto, integrato dalle richieste che i ragazzi e le ragazze hanno fatto durante l'anno, arricchito dagli stimoli e dalle ispirazioni dei momenti. Ho realizzato, in quel frangente, l'importanza di quel documento, perché tutela gli allievi, le allieve e i docenti. Dà una cornice che sostiene e permette movimento, ma limitato, a chi ha esami. Gli studenti, infatti, sono chiamati a sottoscrivere l'elenco e, in quell'occasione, a fare presenti gli argomenti non trattati. Questo documento è prescrittivo rispetto a ciò che può essere richiesto durante le interrogazioni d'esame. Mi sono rappacificata, in quel momento, con la burocrazia scolastica, perché ho visto il senso e il significato di qualcosa che ho spesso sottovalutato.
Con lo stesso triste animo mi sono avvicinata alle relazioni finali: anche lì, l'epifania! Le relazioni finali, legate a doppio filo alle programmazioni, dimostrano come i docenti e le docenti non siano degli improvvisatori, ma dei professionisti riflessivi con un disegno e con obiettivi che perseguono. Capaci anche di essere creativi, ma senza mai perdere di vista la destinazione. Certo, la componente più bella e stimolante del nostro lavoro sta in classe, nella relazione con le studentesse e gli studenti, ma questa parte burocratica necessariamente sostiene il nostro lavoro perché oltre a spiegare cosa facciamo, permette di seguire il filo rosso del pensiero sotteso alle scelte didattico-metodologiche di ciascuno di noi. E magari potrebbe anche essere condiviso da un altro collega...
Elisabetta Grandis