Le sfide da superare per diventare un’economia basata sulla conoscenza e rendere l’apprendimento una realtà per tutti.
Resoconto del seminario sulla cooperazione europea nell'ambito dell'istruzione e della formazione tenutosi lunedì 15 aprile 2013 presso la Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi - Provincia di Firenze (Via Cavour, 1)
Sintesi degli interventi
Al convegno organizzato da Proteo Toscana, FLC CGIL Toscana e Provincia di Firenze, sono intervenute ca. 60 persone. Dopo i saluti di Carmelo Smeriglia, Presidente di Proteo Toscana, prende la parola il prof. Maurizio Tiriticco, che ricostruisce il processo europeo che ci porterà a ET2020 e la situazione italiana dentro questo percorso. Affrontare il rapporto con gli obiettivi europei in maniera critica per avere maggior corrispondenza alla realtà. I 5 obiettivi previsti a Lisbona non sono stati raggiunti da molti paesi europei: dovremo rilanciarli in maniera diffusa. Sull'abbandono scolastico siamo indietro , come sull'educazione degli adulti, oramai l'apprendimento non può che essere permanente; la scuola dell'infanzia invece è un nostro punto di forza. La nostra tradizione gentiliana, ci fa essere arretrati ancora sulla visione integrata con l'istruzione e la formazione professionale. I nuovi obiettivi per ET2020 sono più complessi e ricchi finalizzati a trovare strategie per l'uscita dalla crisi: tre “20%” da raggiungere, energie rinnovabili, emissioni gas, efficienza energetica. L'Italia come sta dentro questo processo? Con grandi belle parole che stridono con i fatti, molto contenuti, rispetto a ciò che occorrerebbe per raggiungere quegli obiettivi.
Erika Bartolini introduce una riflessione sulle competenze chiave per il cittadino europeo. Dopo aver spiegato cos'è il progetto Euridice, avvia la presentazione delle 8 competenze chiave: realizzazione e sviluppo della persona. In 31 paesi dei 36 osservati sono in atto strategie, ma l'intensità dell'intervento e' diversa, soprattutto alto e' l'impegno sulle competenze digitali, mentre lettura, matematica, scienze, tecnologia sono trascurate. Molto diverse sono le forme di valutazione degli apprendimenti degli studenti: la maggior parte sono modalità standardizzate attraverso test nazionali, meno della metà dei paesi include più di tre competenze chiave, mentre le competenze trasversali sono fanalino di coda. Problemi sullo sviluppo delle competenze matematiche, scientifiche, tecnologiche. Alla fine dell'intervento vengono individuate alcune criticità della situazione.
Gennaro Lopez: i diritti di cittadinanza come elemento di coesione sociale. Le cronache però ci dicono che ancora siamo lontani da quell'obiettivo. Prevale una visione economica del cittadino, non come portatore di diritti, ma come consumatore. Ancora 28 milioni di cittadini adulti italiani ha raggiunto solo il livello minimo di istruzione. Almeno 4 dovrebbero essere i requisiti di cittadinanza: memoria, conoscenza delle norme, consapevolezza del ruolo delle istituzioni, visione futura dell'Europa. Devono essere integrate vere politiche interculturali all'interno dei processi di istruzione. Educazione alla pace, stili di vita compatibili, partecipazione: concetto di cittadinanza estesa oltre i confini europei, una cultura civica globale. Cittadinanza responsabile, solidaristica, eco compatibile e che guardi le generazioni future.
Joelle Casa: la nostra O.S. fa parte della confederazione internazionale dell'educazione. Abbiamo contribuito a costruire una modalità di dialogo tra i comitati sociali che seguono i processi di sviluppo. Il 26 febbraio 2009 e' nata la confederazione dei datori di lavoro dell'educazione: interlocutore necessario per la negoziazione sui temi dell'educazione, per trovare piani di confronto sui diritti da promuovere in tutta Europa. Il piano sociale dell'educazione funziona in maniera diversa in Europa, a seconda della volontà di attuare le decisioni in ciascun paese. Nel gruppo di lavoro sociale europeo ci sono oramai 26 paesi. Investimenti, parità dei diritti, sviluppo dello strumento del contratto in tutti i paesi per valorizzare professionalità e crescita. Oltre ai docenti e agli studenti dovrebbe essere sviluppata la circolazione della dirigenza scolastica, perché dal confronto con le varie esperienze, nascano esperienze sempre più adeguate alle sfide della globalizzazione. Grande attenzione verso i settori della IeFP e dell'apprendimento permanente. Esiste una piattaforma europea dei sindacati rispetto ai temi della istruzione e formazione.
Giovanni Di Fede: nel nostro paese e in Europa, il rapporto con le istituzioni locali e' abbastanza consolidato, anche in termini formali. Tale contributo e' svolto con l'obiettivo di raggiungere una maggiore innovazione nei processi educativi e formativi. Questi processi si sono fermati negli ultimi anni per il dibattito sui livelli istituzionali che rischia di cancellare competenze specifiche che sostengano i processi formativi. Si è interrotto il contributo culturale verso gli Stati Uniti d'Europa, che veniva attribuito agli investimenti in formazione e educazione; negli ultimi anni, con la destra prevalentemente al governo nei vari paesi, si è avuto una regressione. La crisi economica ha contribuito individuando negli investimenti in istruzione le prime risorse da tagliare: si tolgono alle istituzioni gli strumenti per sostenere ciò che serve ai cittadini europei. Occorre una nuova politica, a partire dall'armonizzazione dei sistemi: lotta all'abbandono, che deve vedere il territorio in prima fila, perché sul tema ogni zona ha la sua risposta. Investimenti mirati che solo le istituzioni locali possono individuare, perché consapevoli delle debolezze e delle forze su cui agire. Come si può innovare in una scuola dove lo stato non investe su ambienti adeguati per la scuola: sblocco del patto di stabilità per costruire scuole adatte alla innovazione didattico pedagogico. La scuola come luogo di incontro della comunità che vuole crescere culturalmente guardando al futuro. Dobbiamo guardare allo sviluppo della formazione professionale senza paura di dividere i destini dei ragazzi: il sistema integrato Toscana può dare le risposte giuste se è flessibile nell'organizzazione del lavoro, ma determinata negli obiettivi. Monitorare e valutare i risultati ottenuti per una analisi che ridefinisca anche gli obiettivi. Ricostruire un sistema di formazione professionale: riscoprire i centri di formazione professionale con l'esperienza maturata in questi anni.
Alcuni interventi riprendono il ricco dibattito della mattinata: Isabella Proteo Emilia Romagna, sottolinea l'importanza di discutere ma anche di fare qualcosa, Simone Kovaz RSU Uni Pisa sottolinea la disattenzione degli investimenti pubblici e privati proprio nei settori della conoscenza, con i danni che ciò comporta, Annamaria Pagni dirigente scolastico afferma la necessità di innovare sulla figura del docente attraverso una formazione permanente della professione, riscoprire la motivazione degli insegnanti.
Smeriglia sottolinea come purtroppo la formazione non sia un tratto caratteriale della professione docente, GAP che dovrebbe essere recuperato, così come gli edifici scolastici sono un terreno importante di sfida che va affrontata con coerenza, passa quindi la parola al Segretario Nazionale della FLC CGIL Mimmo Pantaleo.
Mimmo Pantaleo: crisi evidente del progetto europeo, le risposte date alla crisi sono inadeguate, si è voluto piegare i bisogni alla logica del mercato. L'Europa ha usato un atteggiamento autoritario rispetto alle soluzioni, come ad esempio il fiscal compact. Anche le istituzioni non hanno più il ruolo che avevano all'inizio: si è svuotato il ruolo del parlamento e delle commissioni, a vantaggio del ruolo dei Governi. Grandi progetti teorici, ma poi le decisioni le prendono i singoli paesi. L'impianto del programma et2020 e' condivisibile, ma le politiche non sono coerenti, attraverso lo smantellamento dello stato sociale si mortifica l'intervento pubblico. La crisi occupazionale colpisce, in particolare in Italia, le nuove generazioni e le generazioni degli ultra 50enni che non ritrovano occupazione: per respingere questa situazione dobbiamo investire sull'istruzione e la formazione, difendendo i diritti delle persone. Tra l'altro il nostro mercato del lavoro non cerca qualità nel lavoro, ma solo flessibilità. Si deve ripartire quindi dagli investimenti per raggiungere gli obiettivi et2020, introducendo un sistema di sanzioni/incentivazioni ai paesi inadempienti o virtuosi. Salvaguardare le buone pratiche e intervenire pesantemente su ciò che non funziona. Sui docenti si deve investire e alla formazione deve corrispondere un intervento per il rinnovo dei contratti. L'istruzione professionale non può essere solo piegata alla logica produttiva: i processi economici ci dicono che un lavoratore deve avere una grande capacità di riconversione, per cui anche le competenze devono tendere al fare e al divenire. Investimento sul terziario avanzato, sui nuovi modelli di sviluppo, eco sostenibilità e efficentamento. Apprendimento permanente e elevamento del l'obbligo scolastico a 18 anni con le dovute correzioni su come si sta a scuola si fa stare a scuola i ragazzi. Il processo che si afferma in questi anni, con la riduzione dell'offerta formativa, colpisce il diritto all'istruzione, facendo parti disuguali tra uguali; si colpisce il concetto che l'istruzione sia un veicolo di mobilità sociale, e una parte del l'abbandono scolastico e' motivata anche da questo. La scuola come posto dove si garantisce il successo formativo e solidaristico, no alla selezione e classificazione dei ragazzi.
Ripresa dei lavori pomeridiani, presiede la sessione il segretario della FLC CGIL Toscana Alessandro Rapezzi, che dopo i saluti assegna la parola al Vicepresidente della regione Toscana.
Stella Targetti: nonostante il ruolo della regione non preveda competenze sulla professionalità docente, l'interesse perché si investa su questi aspetti e' grande. Non solo numeri, che spesso è' frustante affrontare, perché si parla di ciò che manca e non di come crescere insieme complessivamente come qualità. Organico insufficiente, che non prende in considerazione il bisogno vero del territorio; organico funzionale non solo come rattoppo della carenza di organico ma come vero e proprio cambiamento dell'organizzazione scolastica, dove professionalità, carriera, sono pezzi del lavoro docente che attraverso una progettualità alta realizzi le sfide moderne. Aprire un confronto sui sistemi scolastici; il sistema di alternanza scuola/lavoro inserito dentro la formazione professionale richiede uno sforzo di flessibilità organizzativa che vada verso le esigenze dei ragazzi. Una scuola che partendo dai bisogni degli alunni, la scuola per tutti, con percorsi strutturati e ritagliati su attività concrete: integrazione più forte tra il sistema scolastico e l'alternanza scuola lavoro. Anche la scuola dell'infanzia ha un ruolo fondamentale perché segna l'inizio dell'ingresso nel mondo scolastico. Insomma una riflessione sulla professionalità come precondizione degli investimenti sul settore.
Pino patroncini, Proteo Nazionale: introduce il tema di che tipo di lavoratore e' l'insegnante, se un professionista o un dipendente. Iniziano le rappresentazioni dei compiti e le funzioni dei docenti in Europa. Possiamo definire l'insegnante come un professionista dipendente o un anarchico di stato.
Problema di un modello contrattuale che non certifica e valorizza le ore funzionali all'insegnamento. Intervento sul contratto. L'intervento si articola sulla presentazione delle slides.
Inizia la tavola rotonda coordinata dal Prof. Franceschini:
Giuliano Franceschini propone due domande per una riflessione, una su quale organizzazione scolastica del lavoro sarebbe opportuna, l'altra sulla valutazione, una ulteriore sul tema della formazione iniziale e in itinere.
Tiriticco: intanto ci vuole consapevolezza della professionalità che si possiede, addirittura sulla stessa condizione sindacale ci sono problemi, con poca tradizione. Grande fatica per definire l'identità del docente. Oggi è sicuramente un professionista, dove le persone devono essere formate a tutte le età e quindi l'insegnante deve avere un suo profilo specifico adeguato ai tempi attuali: l'insegnante non può limitarsi ad "insegnare", ma deve anche "formare" ed "educare".
Franceschini sottolinea la necessità della prospettiva storica, necessaria per la costruzione dell'identità del l'insegnante di oggi.
Gianna Fracassi: la professionalità docente muta con i cambiamenti della società e con gli obiettivi che essa si pone; la professionalità docente è coerente con la mission della scuola. Per quanto ci riguarda come FLC per noi e' la Costituzione che indica le finalità del sistema di istruzione, quindi la scuola dell'inclusione, a questa scuola e a queste finalità, deve essere orientata la professione. Lo strumento, in questo contesto, per definire la professionalità e' il contratto. La FLC chiede con forza il rinnovo del contratto di lavoro del personale della scuola. E’ necessario per tutelare e riconnettere la prestazione di lavoro ad un realtà profondamente mutata dalla riduzione di risorse determinata dalla legge 133/2008, è necessario per rispondere all’emergenza salariale che riguarda anche la nostra categoria. In questo senso anche la contrattazione integrativa, depauperata da un accordo dalla FLC non condiviso, deve essere ripotenziata. Infatti anche attraverso la contrattazione di istituto è possibile dare risposte sulle professionalità ed è possibile introdurre elementi di valorizzazione professionale, in coerenza con il piano dell’offerta formativa della singola istituzione scolastica e in coerenza con la realtà territoriale.
Franceschini sottolinea l'importanza del ruolo politico e sindacale nella definizione dei bisogni del momento attraverso una mediazione che individuando la scuola come bene comune, la valorizza in assoluto senza individuarne posizioni.
Luciana Ciccarelli: inizia il suo intervento parlando della nascita del comprensivo nella sua scuola. L'esperienza ha evidenziato la complessità della professione dentro il nuovo contesto, che però è ricaduto tutto sul singolo insegnante, che con strumenti propri cerca di reagire. Questi contesti che mutano, con alunni in dsa, con disabilità, devianza, rendono il lavoro difficile: l'insegnante deve avere spessore culturale e umano, competenze disciplinari, competenze didattiche a partire dalle competenze di aula, competenza valutativa, disponibilità, competenze organizzative. Organizzare in maniera diversa e più adeguata gli ambienti scolastici, a partire dalla modalità con cui si ascoltano le lezioni, sostituire alla lezione frontale e trasmissiva modalità più interattive.
Franceschini recupera i seguenti concetti: azioni particolari all'interno di un contesto generale, si devono ricondurre dall'agire individuale a un contesto generale.
Beppe Bagni: per districarsi nel ruolo di insegnanti dobbiamo rifugiarci nella nostra esperienza, nell'agire: un professionista che progetta mentre agisce, un fare non perfetto per migliorarla dopo. Progettare un pezzo per far fiorire dall'agire l'altro pezzo, il “dubbio” condiviso con i propri alunni. Tenere insieme la complessità: il se, il se e gli altri, il se e le cose. A scuola scopri il mondo insieme agli altri e quindi scopri anche te stesso. Scuole che diventino Centri di Ricerca, la consapevolezza di ciò che si fa, che diventa sistema, il tutto attraverso il contratto. Il luogo dove si forma e si cambia contestualmente, perché non si cambia se non si crede in ciò che si fa.
Il dibattito termina alle 17.30.
Documentazione degli interventi
- Intervento Erika Bartolini (slide)
- Intervento Joella Casa
- Intervento Gennaro Lopez (slide)
- Intervento di Pino Patroncini su orari, organici e salari europei (slide) e su metodi di reclutamento e formazione iniziale (slide)
- Intervento di Maurizio Trittico
- Resoconto del seminario (in formato pdf)
- Volantino del seminario (in formato pdf)