Siena, Illinois
3 dicembre 2019
Il professor Emanuele Castrucci, originario di La Spezia, docente ordinario di filosofia del diritto dell’università di Siena, ha dedicato la sua carriera accademica allo studio di un filosofo tedesco che scampò, per un pelo, al processo di Norimberga avendo sostenuto attivamente il nazismo e le leggi razziali, le cui idee sembrano aver trovato albergo e condivisione nella testa del professore. In particolare l’antisemitismo, a giudicare dalle decine di tweet contro gli ebrei, facilmente reperibili in rete, che certificano una vera e propria ossessione per l’argomento da parte di Castrucci.
Sarà, ovviamente, la magistratura a verificare se le esternazioni del professore configurino una fattispecie di reato perché, almeno per quanto è stato possibile leggere, il professore è uomo di cultura, ed è stato attento a camminare sul filo del rasoio dove può essere invocata la libertà di opinione.
Proprio questo rende la questione interessante e molto preoccupante.
Se confidiamo che siano da sole le leggi e la magistratura a fermare la nuova diffusione di idee fasciste e naziste, abbiamo già perso. La loro messa al bando da parte dei padri costituenti era un modo, sì, per scrivere nella pietra la loro condanna assoluta e incondizionata. Ma era essenzialmente un monito per ricordarci di tenere desta l’attenzione, che quel nemico è stato sconfitto ma non è morto, e i cadaveri di piazzale Loreto e del bunker di Berlino non hanno chiuso la questione. Che solo la creazione e il
mantenimento di una società che incorpora i valori dell’antifascismo, e li rinnova ogni giorno nella pratica sociale, può funzionare da anticorpo per evitare che nuovi focolai nascano e si propaghino. Ben più di leggi, polizia e magistratura, che spesso non possono
fare altro che chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.
E nel caso del professore questi anticorpi dov’erano? Davvero non era nota a nessuno, nemmeno a colleghi e superiori, la pubblicistica ossessivo-compulsiva antisemita di Castrucci sui social? Davvero si doveva arrivare all’esplosione mediatica del caso prima di riconsiderare l’idoneità di Castrucci al suo ruolo di docente/educatore? E tutto questo può essere interpretato come una leggerezza, una distrazione, o piuttosto come l’adesione, inconsapevole, ad un clima di indifferenza e ad una tendenza a minimizzare che si traducono, per queste persone, in legittimazione e protezione?
A distanza di poche settimana ci troviamo a commentare una nuova notizia dove le parole Siena e nazismo si trovano nella stessa frase. Da senesi non possiamo non viverla con un senso di angoscia. E se sarà, quasi certamente, dimostrato che si tratta di due eventi isolati, almeno in termini di conoscenza e relazioni tra i protagonisti, possiamo davvero ritenerli non correlati tra loro?
Quale clima, quale temperie si sta creando nella nostra città?
Crediamo sia doveroso, a questo punto, creare un osservatorio sulla diffusione di idee filo fasciste e filo naziste nella nostra provincia.
Occorre organizzare prevenzione, come indicato dalla Carta di Monticchiello condivisa dalle associazioni senesi di CGIL, ANPI, ARCI, Libera e Non Una di Meno, sulle quali sappiamo di poter contare, così come su molti Comuni e sul Presidente della Provincia. Sul Comune di Siena, invece, temiamo di no: alla manifestazione antifascista, promossa dal Presidente della Provincia, dopo i fatti di Sovicille, Siena risulta non pervenuta.