Riportiamo di seguito l'articolo di L. Berlinguer e la relativa riflessione di M. Tiriticco, pubblicati sul NOTIZIARIO NAZIONALE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI FLC n° 010 - 2016 del 28 febbraio 2016.
Quale ruolo per i docenti dell’organico potenziato - di L. Berlinguer - www.educazionduepuntozero.it
Le scuole navigano a vista nella strutturazione dei PTOF. La necessità di flessibilità oraria si scontra con la rigidità dei contratti rischiando di relegare il ruolo dei docenti dell’organico potenziato a copertura delle supplenze.
Ho l’impressione che siamo giunti ad un tornante, quasi ad un momento della verità, in materia scolastica. Ribadisco: il punto di partenza è che bisogna cambiare la scuola e questo non risuona abbastanza nel dibattito culturale e politico in materia. Cambiare la scuola è una necessità assoluta se non si vuole annullare il risultato più rivoluzionario in questo campo che è rappresentato dalla “scuola di tutti”, dal fatto che la società e l’equità chiedono che a scuola possano andare con profitto tutti, effettivamente tutti.
Poiché però un obiettivo del genere non basta conclamarlo, lasciando poi le cose come stanno nell’organizzazione dell’istruzione, è indispensabile che si trovino i modi, i percorsi, le misure che avviino un tale processo. Tra l’altro credo che si debba sciogliere da ora il nodo del rapporto tra il tempo scuola dedicato all’apprendimento disciplinare e quello rivolto ad una più ampia integrazione dell’offerta formativa. Questo vale per l’organizzazione dell’apprendimento ma anche per l’intreccio di funzioni nell’attività docente.
La nuova impostazione normativa recupera la forte idea di un organico funzionale che non esaurisca l’impegno docente nel solo insegnamento disciplinare, inventandosi un “organico potenziato”, a mio avviso provvido ma assai indistinto e tutto da realizzare educativamente. La convivenza però dei due comparti, come separati in casa, rischia, da un lato, di non riuscire a scalfire la rigidità monopolistica dell’iperdisiciplinarismo e, dall’altro, di annullare l’efficacia del “potenziamento” come cenerentola di questo possibile nuovo impianto. Alcuni segnali poco incoraggianti ci dicono quanto questa ipotesi pessimistica possa essere fondata. Perché è vero che non mancano scuole, dirigenti, gruppi docenti che si sono già sforzarti, specie in occasione dell’elaborazione programmatica triennale, di utilizzare intelligentemente, per quanto possibile, le risorse del potenziamento: lo sappiamo che oggi nella scuola italiana c’è un reale fermento e ci sono avanguardie educative ed esperienze di innovazione didattica di tutto rilievo. Ma sappiamo anche che sono numerosi i casi di docenti sconfortati o delusi o comunque confusi di fronte al rischio di una loro utilizzazione “di risulta” entro il potenziamento, se non, addirittura, di una stasi di questa esperienza.
Come possiamo evitare che chi lavora al potenziamento si disperda, che la sua professionalità si pieghi alle necessità di copertura oraria invece di implementare l’offerta didattica? Quale futuro per un piano dell’offerta formativa che deve barcamenarsi tra la necessità di attuare la flessibilità oraria, tra l’altro prevista dalla legge, e le 18 ore di docenza previste dal contratto? Tenuto conto che non è prevista la compresenza dei docenti nelle ore di cattedra e che l’apertura pomeridiana delle scuole presenta in alcuni casi delle criticità di vario tipo, quale sarà il ruolo dei docenti a potenziamento dell’organico? E, soprattutto, in quale fascia oraria? Il piano dell’offerta formativa triennale prevede la formulazione di progetti interdisciplinari e questo ci porta a fare una ulteriore considerazione, ovvero che la rigidità dell’orario di cattedra, un problema di vecchia data, potrebbe non essere il solo scoglio: quello che dobbiamo evitare oggi è che si perpetui un insegnamento nozionistico, sulla carta ormai superato, attraverso progetti che continuino a puntare su apprendimenti disciplinari. E poi, consideriamo per un momento anche gli studenti: come permettere a questi ultimi di fruire di un’offerta formativa veramente potenziata? Dividendoli per fasce di livello, per gruppi di competenza? Con quali strumenti e secondo quali criteri fare queste suddivisioni? Occorre per tutto questo che si sviluppi un dibattito, mi auguro propositivo, che individui appunto quelle misure che riescano a ricomporre la comunità educante, le sue nuove articolazioni funzionali, addirittura l’unità del sapere, utilizzando unitariamente ed efficacemente le offerte formative che devono comporre il piano triennale e, comunque, l’attività quotidiana della scuola. Come si vede, il rilievo teorico culturale del rapporto organico di diritto e organico di fatto, organico disciplinare e organico del potenziamento, offerta formativa tradizionale e le necessarie novità per assicurare la proficua frequenza di tutti gli studenti, prevenendo prima ancora che tamponando la “dispersione”; il rilievo appunto teorico culturale merita che se ne discuta. Mi auguro ed auspico che questo avvenga anche su Education 2.0.
Subito spero in una immediata puntualizzazione della problematica, di eventuali rimedi e delle necessità di interventi di sostegno a questa linea; ma, contemporaneamente e successivamente, spero anche nella proposizione di esperienze innovative in corso, che sono in fondo il modo più efficace di progredire su questa linea. Insisto: cerchiamo di coniugare e declinare che cosa significa centralità dell’apprendimento, evitiamo di continuare a ripeterlo come uno slogan, come la “Città del Sole” della scuola italiana.
Luigi Berlinguer
Una riflessione amara ma necessaria sull'organico potenziato - di M. Tiriticco
RIFLESSIONI sull'articolo di L. Berlinguer.
Luigi Berlinguer in un suo recente articolo (vedi sopra) sul potenziamento dell’organico degli insegnanti nella scuola della 107 si chiede tra l’altro: “Come possiamo evitare che chi lavora al potenziamento si disperda, che la sua professionalità si pieghi alle necessità di copertura oraria invece di implementare l’offerta didattica? Quale futuro per un piano dell’offerta formativa che deve barcamenarsi tra la necessità di attuare la flessibilità oraria, tra l’altro prevista dalla legge, e le 18 ore di docenza previste dal contratto? Tenuto conto che non è prevista la compresenza dei docenti nelle ore di cattedra e che l’apertura pomeridiana delle scuole presenta in alcuni casi delle criticità di vario tipo, quale sarà il ruolo dei docenti a potenziamento dell’organico? E, soprattutto, in quale fascia oraria? Il piano dell’offerta formativa triennale prevede la formulazione di progetti interdisciplinari e questo ci porta a fare una ulteriore considerazione, ovvero che la rigidità dell’orario di cattedra, un problema di vecchia data, potrebbe non essere il solo scoglio: quello che dobbiamo evitare oggi è che si perpetui un insegnamento nozionistico, sulla carta ormai superato, attraverso progetti che continuino a puntare su apprendimenti disciplinari”.
La citazione è lunga, ma necessaria! Parole sante, direi, ma… tutti ricordiamo l’avallo pubblico e convinto di Berlinguer alla legge 107 alla Convention del PD sulla Buona scuola del febbraio di un anno fa, avallo sul quale avanzai molte riserve (vedi “Caro Luigi! Mai più margaritas ante porcos!” in www.edscuola.it del 25 febbraio 2015). E non fui il solo. In quel periodo tutta la scuola italiana levava alte le sue proteste contro una legge che avrebbe provocato più sconvolgimenti che innovazioni in un Sistema di Istruzione – le maiuscole non sono casuali – che da anni necessita di un riordino profondo in termini di curriculi, non di maquillage organizzativi pericolosi! Pericolosi perché introducono principi privatistici concorrenziali in una scuola che la nostra Costituzione vuole, invece, pubblica e aperta a tutti: e non sto a citare gli articoli Cost. che tutti conosciamo. Che fine farà il “successo formativo” che, con le norme sull’autonomia, ci siamo impegnati a garantire a tutti i cittadini/alunni, nessuno escluso? Se avremo scuole di serie A e scuole di serie B, che ne sarà dell’unitarietà di quel sistema nazionale di istruzione che, invece, dovrebbe garantire anche e soprattutto l’unità culturale e civile della popolazione? E ciò anche in considerazione della presenza sempre più massiccia di alunni di altre culture.Berlinguer tocca un punto importante, dirimente direi: come conciliare la rigidità delle 18 ore di cattedra con la flessibilità oraria? Ma la stessa rigidità riguarda gli orari annuali degli insegnamenti e delle classi di alunni. Come possiamo “potenziare” tutte quelle belle attività previste dal comma 7 (sappiamo quanto la musica, l’arte, lo sviluppo della matematica, delle scienze, delle discipline motorie siano tra le tante attività care a Berlinguer e a tutti noi), se i quadri orario, le classi d’età, gli insegnamenti sono e restano come sempre INFLESSIBILI? E invece proprio questa rigidità doveva essere superata, affrontando seriamente e con criteri organizzativi e innovativi con una legge ALTRA e non con la 107, l’intera tematica dello sviluppo dei curricoli. Un solo esempio: garantire a ciascun cittadino/alunno dieci anni di istruzione obbligatoria significava e significa riordinare un percorso da sempre frantumato in tre spezzoni, da sempre scanditi da promozioni/bocciature che solo il superamento delle classi di età può ricomporre e riordinare. Si tratta di una frantumazione in forza della quale non riusciamo ancora a certificare seriamente quelle competenze di fine obbligo che, per altro, dovrebbero essere anche allineate con il livello secondo delle competenze indicate dall’European Qualification Framework. Per non dire poi di quell’esame di Stato conclusivo dell’istruzione secondaria che è stato uno dei fiori all’occhiello di Luigi Berlinguer ministro e che, invece, ancora langue con prove che non sono affatto innovative e con una conclusione che ancora non certifica competenze, quelle competenze che, invece la legge di riforma del lontano 1997 prevedeva… e che corrisponde al quarto livello del citato EQF. La 107 non riordina una scuola che di riforme curricolari ha estrema necessità: crea una scuola “altra” che nessuno auspicava, nessuno si aspettava, nessuno vuole. E le prime contraddizioni vengono al pettine e le denuncia anche Berlinguer! E ne ho piacere!
Maurizio Tiriticco