Riportiamo di seguito il testo integrale dell'intervento di A. Rapezzi, Segretario Generale FLC Toscana, pubblicato su La Repubblica di Firenze del 27/11.
La dimensione sociale che stiamo vivendo ci consegna una società dove c'è sempre meno posto per la condivisione. Siamo dentro una logica individualista, in cui ognuno considera un’emergenza il proprio problema e perde di vista il contesto complessivo nel quale quel problema si inserisce. Questo avviene anche nella scuola, dove spesso è presente una forte conflittualità finalizzata magari a migliorare la condizione del singolo senza contribuire però allo sviluppo complessivo del sistema. E’ una situazione che rende più delicato e difficile il ruolo dei cosiddetti “corpi intermedi”, che dovrebbero organizzare e mediare le diverse esigenze nella dialettica con le istituzioni.
Oggi assistiamo, fra l’altro, alla riduzione dei processi partecipativi. Lo si vede, ad esempio, nella riforma elettorale o nella legge 107/2015, dove si definisce tra l'altro un nuovo ruolo del Dirigente Scolastico. Ma davvero possiamo pensare che serva ridurre la democrazia per aumentare l'efficacia e l'efficienza della scuola? Noi riteniamo invece che il cambiamento richieda un confronto serio sulla scuola che vogliamo e sui risultati che intendiamo raggiungere. Da anni l'esigenza del contenimento della spesa pubblica ha fatto perdere di vista e comunque messo in secondo piano la discussione sulle finalità e i contenuti dell'azione educativa. Invece dovremmo alzare lo sguardo, recuperando una prospettiva culturale e ridefinendo il ruolo di ciascuno. Per questo consideriamo importante il dibattito che si è aperto sulle pagine di Repubblica su iniziativa del Dirigente Ludovico Arte e che ha portato ad una dialettica con “il Gruppo di Firenze per la scuola della responsabilità”. Ma occorre che la discussione si estenda a tutti i soggetti interessati: gli operatori scolastici, gli studenti, le famiglie, le istituzioni.
La FLC-CGIL intende essere presente e dare il proprio contributo di idee. Noi ad esempio riteniamo che il ripristino della legalità non dovrebbe essere brandito solo quando i ragazzi occupano le scuole, ma anche quando si fanno classi di oltre 30 alunni o quando non si consente di nominare il supplente di un docente o del personale Ata in caso di assenza. Altrimenti il “rigore” appare intermittente e discrezionale e perde un po' della sua forza: non si tratta di violare le norme, si tratta di interpretarle migliorandole dove è possibile o di denunciarne la loro inefficacia e arretratezza.
Il sindacato è uno strumento di rappresentanza che vive del contributo ideale e materiale dei propri iscritti. Il limite negli ultimi anni è stato forse quello di perdere di vista la propria natura di “rappresentanza”. Per questo il tema della democrazia e della partecipazione riguarda anche noi. E per questo vogliamo essere parte della discussione che si è avviata sulla scuola. Rappresentiamo un pezzo di questo mondo e vogliamo essere uno strumento che favorisce il confronto e promuove lo sviluppo della società, liberandoci dell’etichetta interessata che vede oggi nel sindacato solo un elemento di conservazione e un freno al cambiamento. Siamo quindi disponibili a costruire fin da subito momenti di confronto aperto per un orizzonte condiviso di valori nell’interesse della scuola, della società e delle nuove generazioni.
Alessandro Rapezzi
Segretario Generale FLC Toscana