L'arrivo dei migranti sulle nostre coste, si verifica ormai a ritmi sostenuti dagli anni '90, e ha dato vita a sentimenti che vanno dalla solidarietà dell'accoglienza, all'indifferenza, alla paura del diverso, al razzismo, alla segregazione e alla marginalizzazione di queste persone.
Mai che ci sia stato un governo che abbia mostrato volontà di intervenire in maniera organica per accogliere i migranti in fuga dalla repressione, dalla guerra, dalla povertà, e creare le condizioni perché il loro transito nel nostro Paese per raggiungere economie europee più ricche non fosse solo una schedatura di polizia, e un percorso pieno di ostacoli burocratici ed economici che spesso rendono queste persone clandestine, relegandole ai margini della società, li predispongono ad essere "merce" interessante per il crimine nostrano. Così come nessun intervento significativo è stato fatto per rendere possibile il riconoscimento di diritti che permettesse loro di non essere ricattabili in cambio di un lavoro, o di un alloggio.
Siamo passati dalla sanatoria del ministro Martelli, alla legge Bossi-Fini che istituiva il reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina nel caso in cui qualcuno aiutasse migranti in difficoltà nei nostri mari, all'istituzione dei CIE centri di identificazione ed espulsione, vere e proprie carceri in cui migranti, uomini, donne e bambini vengono rinchiusi come se avessero commesso chissà quale crimine, in attesa di essere rimpatriati. Tutto nel pieno disprezzo dei diritti dell'uomo. Gente in fuga da territori in guerra, da carestia, da morte certa, in cerca di una possibilità di vita per se stessa e per i propri figli, trattata come criminali.
Un'Europa unita solo nelle scelte di politiche monetarie ed economiche restrittive di austerità, soggetta alla legge dello Spread, del Fiscal Compact, al contenimento del deficit pubblico, totalmente indifferente spesso infastidita da quella parte del mondo, così vicino, che chiede aiuto, accoglienza, lavoro e cittadinanza.
Un fenomeno migratorio strutturale che non ha eguali nella storia recente, mai chiamato con il suo vero nome, mai affrontato nella realtà. Un fenomeno che balza agli onori della cronaca solo quando qualche non comunitario si rende autore di delitti o rapine. O quando i barconi affondano nel Canale di Sicilia. E' riprovevole e dovrebbe farci indignare il modo in cui queste morti, queste tante morti, vengono raccontate dai mezzi di comunicazione: "Ennesima tragedia del mare"!
Il Direttivo FLC della Toscana denuncia a voce alta che:
non è una tragedia del mare, è un assassinio volontario causato da chi fa traffico delle vite umane, perché si tratta di donne, uomini e bambini. Il mare non uccide né volontariamente né involontariamente, il mare unisce le sponde, unisce i popoli, mette in comunicazione culture e genti diverse, crea ponti. Sono gli esseri umani con le loro azioni, con le loro leggi miopi, che uccidono altri esseri umani, e umiliano queste vite liquidando la morte di 300 migranti annegati nel Mediterraneo, come una tragica fatalità, così come la morte per soffocamento di 40 persone nella stiva di un barcone.
Il Direttivo richiede un intervento urgente della politica per creare corridoi umanitari di transito, e per elaborare con l'UE strategie di accoglienza attiva non lesive dei diritti dell'uomo, per garantire il diritto alla mobilità delle persone e non solo la libera circolazione dei capitali.
Approvato dal Direttivo Regionale del 7 luglio 2014 all'unanimità