PER UNA REPUBBLICA DEI DIRITTI UNA E INDIVISIBILE
Il governo vuole riconoscere maggiore autonomia ad alcune regioni
Noi vogliamo che siano ridotte le disuguaglianze e garantiti i diritti a tutti
Asili nido, scuole, diritto allo studio, e ancora, lavoro, salute, casa, trasporti pubblici… Non sono privilegi, sono diritti, non possono variare a seconda di dove si vive.
Il sistema di istruzione, i contratti e la sicurezza sul lavoro, la tutela dell’ambiente e del paesaggio, il sistema di prevenzione, la cultura… Non possono essere variabili territoriali, devono rispondere a principi comuni ovunque.
Da ciascun territorio secondo le sue capacità, a ciascun territorio secondo i suoi bisogni. Non è un furto, è equità. Essere comunità significa condividere le risorse e garantire a tutti le stesse opportunità.
- È necessario che siano definiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) perché sanciscono i diritti fondamentali (alla salute, al lavoro, all’istruzione, alla mobilità…) che devono essere garantiti ovunque a prescindere dal territorio di residenza. “Essenziale” non vuol dire “minimo”, ma necessario a vedersi garantito quel diritto. È inaccettabile che i diritti fondamentali siano esigibili a geografia variabile. I LEP sono necessari a creare un sistema di redistribuzione delle risorse equo e funzionale a poter esigere una prestazione appropriata in ogni comune.
- È necessario avviare un piano straordinario di investimenti per coprire il gap infrastrutturale dei servizi pubblici e ridurre i divari esistenti. Occorre un piano straordinario di assunzioni nel pubblico impiego che consenta anche di recuperare l’occupazione che si è persa in questi anni. Non è più accettabile dover emigrare per ricevere cure adeguate o non ottenere assistenza: non sono privilegi, sono diritti. Così come è un diritto fondamentale un sistema di istruzione uniforme con possibilità di accesso universali. E non è più tollerabile non poter fruire di un sistema di trasporto pubblico efficiente.
- È necessario che siano approvate le leggi di principio che sanciscano l’indisponibilità delle norme di tutela, a cominciare da quelle in materia ambientale e di governo del territorio, perché un rifiuto non può cessare di essere tale a seconda del territorio in cui è lavorato, un cava non può essere scavata o meno in una determinata area a seconda della Regione in cui si trova, la manutenzione e la sicurezza dei territori e delle infrastrutture non possono essere più o meno accurate ed efficaci a seconda dell’area in cui si opera, ma devono rispondere a norme nazionali comuni di riferimento.
Non è contrarietà al decentramento, a valorizzare la prossimità territoriale, a responsabilizzare gli amministratori locali. È contrarietà a un Paese con cittadini di serie A e cittadini di serie B.
L’autonomia delle Regioni promossa dal Governo romperà il vincolo di solidarietà di una comunità, sarà uno strumento per accrescere le già insostenibili disuguaglianze esistenti, consentirà di ignorare norme di principio e di tutela nazionali.