Riportiamo di seguito l'intervista di Valeria Strambi a Ludovico Arte, dirigente scolastico dell'Istituto Tecnico per il Turismo Marco Polo di Firenze, pubblicata su La Repubblica il 19 agosto 2017
"Il grido d'aiuto lanciato da Anita Fallani, la diciottenne di Scandicci seguita e importunata da uno sconosciuto al termine di una serata con un'amica, non ha raggiunto solo le sue coetanee. Dopo le parole di vicinanza spese dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, che ha annunciato una serie di interventi - dall'installazione di 30mila punti led fuori dal centro, ai corsi di autodifesa, al potenziamento della app "Siamo Sicure!" - per far sentire le donne più tutelate e libere di muoversi, anche il mondo della scuola raccoglie la sfida. E spuntano le prime proposte. Ludovico Arte, preside dell'istituto tecnico per il turismo Marco Polo di Firenze, ha in mente un progetto da avviare già a settembre.
Professore, cosa può fare la scuola per affrontare questi temi?
"Anita Fallani, con grande sensibilità, ha raccontato quello che purtroppo è accaduto e accade a molte ragazze. Anche se non credo che noi uomini potremo mai capire fino in fondo le sensazioni che provano le donne in quei momenti, dovremmo però almeno interrogarci sui nostri comportamenti. Come scuola abbiamo il dovere di fare di più, dobbiamo fare il possibile per aiutare i ragazzi ad essere uomini migliori".
Come?
"Questo lo si può fare imparando a parlarne, evitando di fare solo prediche e dando il buon esempio. Capita che agli stessi ragazzi non sia ben chiaro il confine tra un comportamento ritenuto normale e uno che invece possa già essere considerato violenza. È fondamentale mettere in campo iniziative educative ben precise. Negli anni, nella nostra scuola, abbiamo organizzato assemblee d'istituto sul tema dell'identità di genere, laboratori tenuti da esperti e associazioni e abbiamo attivato anche una rete fatta di studenti tutor, psicologi e professori perché si instaurino meccanismi di ascolto e confronto. Però, quest'anno, mi piacerebbe fare qualcosa in più".
Cosa ha in mente?
"Vorrei dare la parola alle donne della nostra scuola, studentesse ma anche professoresse. Immagino una giornata, da organizzare al cinema Odeon o in un altro spazio della città, nella quale l'universo femminile salga sul palco e racconti la propria esperienza di incontro con gli uomini. Storie sia positive che negative, esempi di ciò che le ha fatte stare bene e di ciò che le ha fatte stare male: da una parola di troppo a uno sguardo sbagliato a un gesto di premura. Una sorta di lezione di educazione sentimentale fatta dalle donne agli uomini, mentre loro ascoltano in platea. Poi, però, vorrei che intervenissero anche i ragazzi perché esprimano il loro punto di vista, aprendo un confronto sui pensieri e le emozioni degli uni e degli altri. Un rito collettivo liberatorio, in cui impariamo a portare fuori quello che abbiamo dentro su questo tema".
Non rischia che diventi una delle tante iniziative che si accendono e spengono nell'arco di una giornata?
"Dopo questo appuntamento vorrei proporre un laboratorio teatrale tutto l'anno. Ragazze, ragazzi e insegnanti potrebbero raccogliere le testimonianze e i racconti trasformandoli in una rappresentazione da mettere
in scena a giugno. Sarebbe bello che qualche esperto di teatro ci aiutasse e potremmo coinvolgere altre scuole creando un progetto che metta insieme diversi istituti superiori. Potrebbe anche diventare un percorso strutturato con il sostegno dell'ufficio scolastico e, perché no, del Comune di Firenze, visto che il sindaco Nardella ha mostrato attenzione al tema. Se le istituzioni collaborano facendo ognuna la propria parte possiamo davvero smuovere qualcosa"."
Valeria Strambi