Alcuni pensieri riguardo alla Delega alla formazione iniziale e all’accesso nei ruoli di docenza, presenti nella Legge 107/15 nei Commi 180, e 181. Apprezzo che, con la Legge 107/15 e l'ideale sistema unitario introdotto e coordinato vengano comprese sia la formazione iniziale dei docenti, sia le procedure per l’accesso alla professione, evitando così il doppio concorso per i futuri docenti e avviando, mi auguro, un processo che porti all’assunzione a tempo indeterminato.
In questo modo, almeno sulla carta, sembra risolto il problema del precariato, della trafila delle supplenze e della certezza del conseguimento del ruolo.
Apprezzo particolarmente - pur non essendo merito della legge succitata - l'introduzione del tirocinio nella formazione dei docenti. Nella mia prima supplenza fui gettata in classe dopo un colloquio di due minuti con un dirigente che si era divertito a prendermi in giro per il mio accento toscano e non si era preoccupato di parlarmi dei ragazzi. Ero terrorizzata: entrai odiosa e aggressiva. Mi bastò un attimo e capii che loro erano ben più spaventati di me. Questo fu il punto di svolta, ma se qualcuno mi avesse guidato sarebbe stato molto più semplice.
Si presenta, però, un nodo: il problema riguarda, secondo me, la scelta degli enti adatti a formare gli insegnanti della scuola secondaria. È banale dire che le università danno conoscenza disciplinare, ma non metodo? Nell'Accademia non c'è necessità di avere laboratori didattici: il tipo di studio proposto è nella maggior parte dei casi filologico e viene richiesto a studenti motivati e già preparati. L'approccio laboratoriale che spesso adottano i docenti della scuola secondaria in discipline come la storia, la matematica et sim. è maieutico, ma è più difficile da incontrare nel mondo universitario. Qual è, dunque, il metodo più efficace per gli studenti più giovani? Nella mia esperienza, per i ragazzi è più semplice imparare facendo, anche se per i docenti è più faticoso insegnare facendo. E inoltre, per gli insegnanti, come è possibile imparare a costruire laboratori, se questo segmento della formazione verrà delegato, nuovamente, alle università? La pedagogia non è una scienza universale e, senza un'applicazione disciplinare, è accademica come la papirologia. La formazione dei docenti va ripensata: la conoscenza disciplinare è garantita dalla laurea, ma un'adeguata e aggiornata strumentazione deve essere fornita dal MIUR nel momento in cui i colleghi intraprendono questa meravigliosa professione; l'obiettivo del Ministero, secondo me, dovrebbe essere non solo la previsione degli organici con la conseguente stabilità professionale (basta supplenti!), ma la costruzione di un corpo insegnante efficace e motivato quindi soddisfatto del proprio lavoro (il ruolo, il futuro!).