A distanza di 9 anni dalla legge 296/2006 che istitutiva i CPIA come nuovo sistema dell’Istruzione degli Adulti e a 3 anni dal varo del Regolamento (DPR 263/12) che ne disciplina il funzionamento, dal 1 settembre 2015 sono a regime in tutta Italia i CPIA e i percorsi di II livello per l’istruzione superiore.
Non è la riforma del sistema che avremmo voluto, a partire dal mantra del "senza oneri per lo Stato", che ormai sostituisce la parola "investimento" in ogni processo legislativo. Ad esempio, aver voluto mantenere separato il segmento dei CPIA dall’istruzione superiore provoca un danno che andrà recuperato se si vuole raggiungere tutta quella parte di popolazione che sempre più ha bisogno di un percorso di studio, sia esso finalizzato all’esercizio dei diritti di cittadinanza che a una collocazione o ricollocazione nel mercato del lavoro. Deve quindi essere migliorata la governance della progettazione dei percorsi utili a questo particolare settore formativo: il CPIA avendo una struttura istituzionale finalizzata all'adulto può svolgere un ruolo centrale, chiaramente con l'integrazione/interazione del secondo ciclo di istruzione. Anche alla luce delle novità normative sull'Alternanza, al secondo ciclo sono assegnati compiti fondamentali per i normali percorsi di istruzione e formazione: la specificità dei CPIA deve essere valorizzata proprio nell'ottica dell'integrazione delle risorse.
Altro esempio riguarda l’apprendimento della lingua italiana. Molti italiani soffrono l’analfabetismo di ritorno di cui i sociologi continuano a parlare, ma anche l’utenza adulta dei cittadini migranti interessati a questi percorsi è cambiata, arricchendo i propri bisogni formativi con necessità che vanno al di là dell’apprendimento della lingua italiana per la sopravvivenza: per le esigenze di lavoro, per l’inserimento in percorsi formativi di istruzione e di formazione professionale. Occorre quindi che tutti i percorsi di apprendimento della lingua italiana, non solo i livelli iniziali A1 e A2, siano oggetto di valutazione/certificazione da parte dei CPIA e vengano riconosciuti quale parte fondamentale dell’offerta formativa, ai fini del dimensionamento e dell’organico, da parte dell’Amministrazione Scolastica.
I percorsi di livello che sostituiscono i corsi serali potranno essere una scommessa per l’orientamento se effettivamente saranno messi nella condizione di rispondere alle esigenze di un adulto che si porta dietro un bagaglio di esperienze e competenze tali da potersi trasformare in crediti nella fase di accoglienza, con la possibilità quindi di personalizzare la frequenza. Il taglio del 30% delle ore curricolari va ripensato in termini di investimento per un organico che risponda alle nuove esigenze di orientamento, di accoglienza, di certificazione delle competenze in ingresso.
L'Istruzione degli Adulti pubblica è una realtà che va difesa nel suo compito di presidio sul territorio dei bisogni di apprendimento permanente. Il ruolo dell'Amministrazione Centrale e delle Regioni in questo senso è fondamentale per il consolidamento del nuovo sistema, facilitando i processi di costruzione delle nuove autonomie scolastiche e garantendo le risorse opportune, sia ai fini amministrativi-gestionali (comprese le sistemazioni logistiche), sia ai fini didattici, sia per la realizzazione di quelle attività di studio e di ricerca che caratterizzano i nuovi CPIA. Troppo poche sono ancora le regioni che hanno costituito i tavoli per l'apprendimento permanente, troppo pesante è ancora l'effetto del riassetto istituzionale con il riordino delle province che ancora non ha ridefinito compiti fondamentali per gli EE.LL. Nella formazione e nell'istruzione dei propri cittadini esiste la necessità di una maggior regia territoriale (regionale) che valorizzi esperienze specifiche di alcuni territori e costruisca davvero la rete. In questo senso i CPIA possono offrire una struttura istituzionale già definita su cui aggregare le energie e le risorse.
In questo quadro la presenza di una “dorsale informativa” utile a gestire il sistema è necessaria: anche in questo caso molte sono le esperienze, ma il soggetto istituzionale che ne ha la responsabilità deve selezionare lo strumento giusto e garantirne la funzionalità. La presenza degli Osservatori Provinciali, con il loro sistema informativo che potrebbe dialogare con quello del Ministero, sarebbe sufficiente a garantire un ossatura di dati certi, selezionati e certificati su cui gestire i processi. Su questa realtà ben si inserisce l'esperienza della Regione Toscana che con la L.32 istituisce le modalità di certificazione delle competenze. Anche in questo processo i CPIA possono svolgere un ruolo centrale.
Da tutto ciò ne consegue che per realizzare le finalità delle norme e gli obiettivi in essa contenuti occorre che la volontà politica necessaria si trasformi in azioni e risorse: occorre costruire i luoghi istituzionali per governare i processi e mettere in campo le risorse necessarie in termini di strutture e organici. L'organico potenziato rappresenta una opportunità ed essendo alla vigilia della discussione sugli organici, la questione sarà velocemente verificata.
Per tutto questo la FLC sarà in campo e si impegnerà affinché attraverso un costante confronto tra i soggetti si possa raggiungere una vera strutturazione del sistema.