Nelle ultime ore sono state anticipate le novità, in tema pensionistico, alle quali sta lavorando il Governo. Piuttosto che abolire, superando completamente, la sciagurata Riforma del Governo a guida Monti, stanno cercando palliativi più o meno dolorosi, in termini economici, di flessibilità.
La Flessibilità ritorna sempre in qualunque proposta, revisione di legge o aggiustamento che impatta sulla vita dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati, degli studenti, degli inoccupati, dei NEET, delle PERSONE.
Sembra che il nostro Paese, la nostra economia, la nostra società, il mondo della conoscenza, il mercato del lavoro si possano riprendere, dalla crisi del 2008, solo ricorrendo alla flessibilità!
Nel leggere l’intervista rilasciata dal sottosegretario Tommaso Nannicini, al quotidiano “Il Messaggero”, si coglie un avanzamento sul tema pensioni e flessibilità. Il sottosegretario per spiegare la proposta su cui stanno lavorando, ha catalogato, gli eventuali beneficiari in tre categorie.
“… Ci sono tre categorie. La prima è quelle delle persone che hanno una preferenza ad andare in pensione prima, ad esempio la nonna dipendente pubblica che vuole accudire i nipotini. La seconda è quella di chi ha necessità di andare in pensione anticipatamente, in quanto ha perso il lavoro e non ha ancora i requisiti d'uscita. La terza categoria sono i lavoratori che l'azienda vuole mandare in pensione prima per ristrutturare l'organico aziendale. Ebbene, si potrebbe provare a creare un mercato di anticipi pensionistici, che oggi non c'è, coinvolgendo governo, Inps, banche, assicurazioni …”
In queste poche parole si colgono subito stereotipi di genere e socio economici, più reazionari, attribuibili a un pensiero in voga nei primi anni della nostra Repubblica, che però non dovrebbero più appartenere a questa “giovane” classe politica
Invece ecco riapparire l’impiegata del settore pubblico, nonna, che ha una preferenza ad andare in pensione prima, per accudire i nipotini.
Forse bisognerebbe ricordare al sottosegretario che il mondo del lavoro pubblico, come quello privato, è composito, e che il diritto alla pensione, dopo i giusti anni di lavoro, è per l’appunto UN DIRITTO, e non certo una preferenza, ed è un Diritto di tutti i lavoratori, senza classificazione di genere, anche di chi nonna o nonno non è!
Certo per un governo che fa fatica a riconoscere la legittimità delle unioni civili/matrimoni fra persone dello stesso sesso, per questa classe politica, pronta ad erigere barricate contro la stepchild adoction, può solo esistere l’idea stereotipata della donna che vuole fare la nonna, una donna che si occupa del lavoro di cura.
Ma approfondendo la lettura del testo, superando la disapprovazione per lo stereotipo, si coglie la strategia, silente ma pericolosa, di assestare l’ultimo colpo a quel che rimane dei servizi pubblici di welfare.
Lo Stato non garantisce più il sistema di welfare scaricando totalmente, seppure gradualmente, sulle famiglie, utilizzando per di più una strategia dal doppio impatto.
Infatti da un lato consente di andare in pensione in anticipo - visto che lo preferisci (sic!) - ma proprio perché si tratta di una preferenza oltre a chiedere flessibilità, cioè rinunciare a una quota pensionistica, viene permesso alle banche e al sistema del credito di garantire la quota che manca, dando il via a un “mercato” di prestiti previdenziali!
Ed ecco, oltre allo smantellamento del sistema di welfare pubblico, servito l’ennesimo regalo alle banche e alle assicurazioni!
Quanto ancora dovremo essere flessibili????
Luisa Nese – FLC Toscana – Coordinamento Donne