Il prof. si arrotola le maniche della camicia. “Falce e martello, per favore”. Il bidello si affretta a passargli i ferri del lavoro. “Ci vuole anche un cacciavite”. No, il prof. con le ascelle sudate non si sta più allenando a fare la rivoluzione. Forse, per un attimo, maneggiando quegli strumenti evocativi, gli saranno passati davanti i cortei infuocati della sua gioventù, quando era uno studente pieno di rabbia e utopia. Adesso la sua smania di cambiare il mondo, il suo pallino per ridisegnare nuove geometrie sociali stanno convergendo nel tentativo di riparare l'anta dell'armadio a muro della sala insegnanti. Poi passa alla stampante. Si è inceppata e c'è un pezzo di carta a metà. Il prof, nonostante la sua istintiva simpatia per quel foglio ribelle, bianco e fiero, che non ci sta a farsi trasformare in una ottusa fotocopia, ingaggia una lotta dura con il toner, e alla fine ha la meglio. Flashback di molotov e idranti, manganelli e sirene. No, è la campanella.