[Articolo di Patrizia Villa su Articolo 33 - SPECIALE: III Congresso FLC]
Abbiamo sperato fino all’ultimo di riuscire a fare un congresso unitario. Alla fine 6 membri del direttivo nazionale hanno sottoscritto un documento alternativo, così abbiamo incontrato gli iscritti/e e i nostri simpatizzanti con due documenti contrapposti. Subito ci siamo posti il problema di come fosse corretto gestire le assemblee di base, sapendo che molti guardano alla CGIL come l’ultimo soggetto politico/sindacale capace di fare sintesi e proposte. Ci dispiaceva non aver raggiunto l’unitarietà, ma la democrazia deve essere agita, così come lo statuto della CGIL ci indica.
Il direttivo FLC della provincia di Livorno ha deciso di affrontare i congressi di base con un assemblea in ogni istituzione. La nostra lunga provincia, da Collesalvetti all’Elba conta 44 istituzioni scolastiche, tre enti di ricerca e il conservatorio Mascagni, più i dirigenti scolastici.
Alla fine abbiamo fatto 45 assemblee in 25 giorni. La segreteria ha ritenuto importante la presenza della segretaria provinciale a tutte le assemblee, come segno di rispetto e attenzione, mentre il direttivo ha ritenuto essenziale affrontare anche i temi sindacali che hanno affollato tristemente l’inizio di quest’anno: gli scatti 2012 e 2013, il CCNL ancora sospeso, le posizioni economiche ATA, i precari e le complicate graduatorie che ci attendono, i C999, gli inidonei etc. I documenti congressuali hanno consentito di affrontare questi temi in uno scenario ampio, con spunti interessanti sugli accordi separati, la governance degli enti pubblici fra cui ha svettato la questione fondi INPS e loro utilizzo. La troika e l’europa che non funzionano come stato dei popoli ma come grande mercato finanziario e bancario. La relazione di apertura pur evidenziando le grandi difficoltà della categoria, ha avuto il merito di spiegare il nostro progetto.
Il bisogno di concretezza e autonomia dalla politica
Il documento congressuale a volte è apparso astrale, eppure sarebbe stato ovvio e trasparente in tempi di politica più chiara, meno intrecciata fra interessi di vario genere, e vicina al popolo che la esprime. È emersa sempre, in ogni assemblea, la richiesta di indipendenza dalla politica e in particolare dal PD0. I miei due compagni di assemblee sono stati: Marco, docente di scuola secondaria di primo grado, anni 35; Luca giovane maestro laureato, con il pallino da scrittore di libri per bambini illustrati molto bene. Libri che scrive insieme ai suoi piccoli alunni/e. È stato subito chiaro che il team funzionava. Luca orgoglioso, Luca risoluto, Luca che stava alla sera su facebook a discutere con me di progetti e buone prassi per far crescere le nostre competenze.
La mia esperienza e il radicamento che abbiamo nel territorio, unito alla novità e all’intelligenza di due giovani che, pur non avendo il distacco, si impegnano da qualche anno e con i quali abbiamo costruito un gruppo versatile, agile e innovativo. Si è confermato che questi tempi danno grande fiducia ai giovani e che la categoria chiede cambiamenti visibili e il rinnovamento anche nelle persone, dalle loro esperienze. Marco scherzava dicendomi che gli facevo fare “il ragazzo immagine”, sapendo ovviamente che è stata importante anche la sua freschezza solida che ha trasmesso apertura e consapevolezza.
L’altra carta, la fiducia conquistata con la paziente e capillare presenza sul territorio. Le consuete 44 e più assemblee annuali, la consulenza di Mariella e di altri compagni/e che si occupano dei vari temi, ci hanno garantito un’accoglienza positiva e ben disposta all’ascolto. A tutte le assemblee (tranne le 6 dell’Elba) abbiamo avuto la presenza di compagne/i del documento 2.
Tutto funzionava: la relazione, le domande, il dibattito sulle difficoltà quotidiane che ognuno di noi affronta, molte deleghe fatte spontaneamente (sono state più di 50 alla fine) e poi arrivava il momento dell’esposizione dei documenti congressuali. L’immancabile lancio della monetina già suscitava qualche infastidita curiosità (le compagne della 2 non hanno mai voluto attuare una normale alternanza).
Difficile far capire i due documenti contrapposti, le differenza, gli emendamenti, il perché la stessa organizzazione si presentasse in due diverse versioni. Reazioni di disappunto e talvolta di rabbia, qualcuno che si compiaceva della propria diffidenza ritenendo che il fatto fosse il suggello dei loro dubbi. Altri presenti, iscritti ad altri sindacati ma anche non iscritti, tentavano di sminuire il nostro lavoro sottolineando l’incongruenza di avere due documenti contrapposti.
Noi avevamo previsto che quella che noi definivamo “la pancia”, avrebbe potuto scadere nell’antipolitica becera, priva di contenuti, solo oppositiva. Non è stato così. Il dibattito è stato sempre sul merito e su tutto ha spiccato la forte critica alle prove INVALS odiate e ritenute inutili e dannose, oltre che di non chiari obiettivi. Particolarmente la parte sud della provincia, Piombino con la sua tradizione operaia legata alla presenza dell’acciaieria, ha marcato un forte disappunto dimostrando che proprio nei territori più sensibili e sindacalizzati, il meccanismo dei due documenti non è piaciuto e ha provocato reazioni negative. È stato difficile mantenere equilibrio e pacatezza, non sempre ci siamo riusciti.
Alla fine, per 59 voti contro 476, abbiamo rischiato di mettere in grave difficoltà il lavoro di 4 anni che ha visto crescere i nostri iscritti dall’ultimo congresso da 1.297 a 1.674, le RSU dal 40 al 48%.
Il valore delle differenze e il confronto creativo
Non credo che in CGIL si debbano appiattire le differenze, anzi le ritengo fondamentali, ancora di più in un momento di difficoltà e mutamento come quello che stiamo vivendo, credo però che il congresso deve essere un momento di crescita dove, anche nelle differenze, si deve tenere alto l’orgoglio di essere l’unica grande organizzazione che resiste agli attacchi feroci del potere economico alla democrazia e ai diritti.
Non ho avuto questa sensazione purtroppo, come ho avuto modo di affermare anche nella relazione che ho presentato al congresso FLC Livorno. Lo dico ricordando la bella relazione di Marianella Sclavi agli stati generali della conoscenza del dicembre 2012. Quel protocollo del confronto creativo che raccomanda di gestire il conflitto assumendo il punto di vista dell’altro. Trasformare le divergenze in convergenze agendo attraverso le cose desiderabili e lavorare su queste, sapendo che è un modo creativo e costruttivo di avviare un confronto su basi nuove.
Il congresso provinciale FLC di Livorno ha eletto un bel gruppo dirigente rinnovato e ringiovanito, ha a disposizione un bacino di delegati/e e di RSU che stanno premendo per agire. Riceviamo da queste esperienze, tutti e tutte, una spinta importante che ci vedrà per adesso fortemente impegnati nello sciopero delle attività aggiuntive, ma anche nella costruzione di politiche di rete che ci facciano sentire parte di un tutto che ha un nome: CGIL.
Patrizia Villa - Segretaria Prov.le FLC CGIL Livorno