La "spending review" e le politiche del Governo Monti mettono in ginocchio il paese. Lo spread diminuisce, mentre l'ignoranza, la disoccupazione e la povertà aumentano.
La spending review, cioè i nuovi tagli lineari del governo Monti, completano l'opera di devastazione degli enti pubblici di ricerca, delle università e dell'alta formazione artistica e musicale. Un settore strategico dello Stato viene falcidiato senza alcun riguardo per la qualità che esprime nonostante i tagli ripetuti degli ultimi anni.
Sono previste nuove riduzioni di spesa per questi comparti, è confermato il blocco sostanziale del turn over, è ipotizzato un aumento delle tasse universitarie e conseguente spostamento dei costi dell'istruzione su studenti e famiglie, con effetti negativi in termini di riduzione delle immatricolazioni universitarie, che aggraveranno il -10% già registrato nel 2012. Tutto ciò avviene mentre altri ministri farneticano di attrazione per i cervelli stranieri negli Atenei del sud. Alla propaganda si unisce la beffa del continuo depotenziamento degli enti pubblici di ricerca e della progressiva riduzione delle risorse finanziarie, con effetti negativi per le prospettive di sviluppo del Paese.
Gli atenei del sud del centro e del nord, come i laboratori di ricerca, le accademie e i conservatori sono al collasso. Già sono state tagliate risorse essenziali ad una parte rilevante degli enti mentre si annuncia una nuova decurtazione del fondo ordinario delle università e AFAM.
In più, come previsto dal combinato disposto dei commi sexies e undecies dell'art. 23 della legge, si potrà attingere all'FFO delle Università ed alle risorse della Ricerca per ... il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena!!!
Va inoltre sottolineato che i tagli della "spending review" determineranno una perdita secca di posti di lavoro dei precari della ricerca e di competenze qualificate costruite con investimenti di anni a tutto vantaggio di altri Paesi competitori, nei quali i nostri ricercatori continueranno ad emigrare.
Stessa sorte per il sistema AFAM. Il ricorso sistematico ai contratti a tempo determinato pone il comparto stesso in una condizione di "precarietà" mettendo a dura prova la programmazione pluriennale dei corsi di studio. Allo stesso modo il disagio colpisce il personale tecnico amministrativo. Una riforma, varata nel 1999 e non ancora completata, che finora ha prodotto più burocrazia che autonomia. Le difficoltà sono evidenti: il precariato aumenta, per effetto del turn-over, del 20% ogni anno.
La soppressione di un ente di ricerca, l'INRAN ha, per la prima volta, nella storia del Paese, messo in mobilità dipendenti pubblici (lavoratori ex INCA). La stessa norma ha inoltre comportato il mancato pagamento degli stipendi da agosto a circa 400 lavoratori pubblici di ruolo e non di ruolo (ex INRAN, ex ENSE, ex INCA, diffusi sul territorio nazionale), e crea rischi serissimi per il mantenimento in servizio dei precari. Il silenzio colpevole del ministero vigilante, che non fornisce nessuna indicazione su chi sia il responsabile di atti, procedure e personale, copre un pasticcio fatto da un governo "tecnico", da cui era invece attesa competenza e serietà.
Ma tutta la spending review e le politiche messe in campo dal governo, dalla riforma delle pensioni alla riforma del mercato del lavoro, dall'attacco all'art. 18 alla riduzione del welfare, in continuità con le politiche neoliberiste attuate dal precedente governo, producono un'ulteriore compressione dei diritti e dello stato sociale ormai insostenibili, a danno dei ceti più deboli e del mondo del lavoro. Anche il blocco contrattuale dei settori pubblici si inserisce in questa strategia di attacco al lavoro e ai diritti conquistati in anni di lotte. Le retribuzioni sono sempre più falcidiate da un inflazione al 3,2%, insieme al blocco delle retribuzioni e della contrattazione stanno producendo una nuova emergenza salariale. Il contratto è un diritto e va riconquistato.
Si tratta di interventi fatali per le attività di questi settori, per la capacità dell'Italia di esprimere una cultura scientifica, dell'innovazione e dell'arte all'altezza delle sue enormi potenzialità.
Per queste ragioni FLC CGIL e UIL RUA ritengono necessario mobilitare le lavoratrici ed i lavoratori degli Atenei, degli Enti di Ricerca e dell'AFAM e coinvolgere le istituzioni e tutte le forze sociali e politiche per evitare che la ricerca e l'alta formazione siano ancora una volta oggetto di un attacco che nei fatti danneggia lo sviluppo del Paese.
Per queste ragioni le università, gli enti di ricerca, le accademie e i conservatori sciopereranno il 28 settembre insieme agli altri settori del pubblico impiego.