Il Comitato degli Iscritti della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza (FLC) CGIL dell’Università di Firenze riunito in data 12 aprile 2012 esprime il suo più fermo dissenso dal Comunicato della Segreteria Nazionale CGIL del 5 aprile u.s., che in una prima valutazione del DdL del Governo Monti sul Mercato del lavoro sostiene che sarebbe stato riconquistato lo strumento del “reintegro” nel caso di licenziamenti economici illeciti e sarebbe stata scongiurata la pratica dei licenziamenti facili ad indennizzo economico, che Governo e Confindustria intendono introdurre.
In realtà il DdL non prevede la possibilità del reintegro in caso di licenziamenti per motivi economici di fronte all’illegittimità del provvedimento, ma solo in caso di “manifesta insussistenza” del fatto addotto da parte del datore di lavoro. Riduce quindi nei fatti la probabilità di reintegrazione a quell’”evento estremo e improbabile” rivendicato dal ministro Monti, ovvero, come spiegato dallo stesso Monti al TG1 in data 11.04 u.s.: "Per il motivo economico non è più previsto il reintegro, solo nel caso che il motivo economico sia considerato manifestamente insussistente il giudice può, non 'deve', decidere per il reintegro". L’impossibilità per il giudice, cui è tolta ogni discrezionalità, di sindacare sulle valutazioni tecniche, organizzative e produttive, renderà di fatto impossibile il reintegro, anche in presenza di licenziamenti per motivi economici del tutto illegittimi. L’effetto deterrenza dell’Art. 18 non esisterebbe più.
Si apre inoltre la strada per licenziamenti di massa per motivi di bilancio nel Pubblico Impiego di fronte ad un aggravarsi della crisi ed alla conseguente pressione di ridurre il debito pubblico con misure come quelle adottate in Grecia e Spagna.
La realtà è che il DdL Fornero-Monti cancella il principio di civiltà giuridica e di tutela reale dei lavoratori rappresentato dall’art. 18 da oltre 40 anni.
Per questi motivi il Comitato degli Iscritti della FLC-CGIL dell’Università di Firenze chiede che la CGIL mantenga gli impegni di lotta e le mobilitazioni anche proclamando lo Sciopero generale fino alla riconquista del reintegro in tutte le tipologie di licenziamenti illeciti, come per altro già deciso nel Documento approvato dall’ultimo Direttivo nazionale della CGIL.
La situazione drammatica dei lavoratori, già colpiti dalla pessima riforma pensionistica (non certo riducibile alla questione “esodati”, e ora aggravata dal DdL sul mercato di lavoro che annulla la deterrenza dell’art.18, non riduce le forme precarie di rapporto di lavoro e taglia la copertura degli ammortizzatori sociali) impone che la CGIL non li lasci soli, ma organizzi quella lotta prolungata nel tempo prospettata fino a pochi giorni fa dallo stesso Segretario Generale Susanna Camusso. Per uscire dalla crisi bisogna combattere il precariato e la disoccupazione, non ridurre i diritti e le condizioni economiche dei lavoratori e dei pensionati. L’Art. 18 non si tocca!
Approvato all’unanimità