Riportiamo di seguito l'articolo di John Gilbert, Segretario FLC CGIL Università, pubblicato sul mensile Articolo 33 anno VIII n. 2 - 2016.
Da tempo si parla dell’ipotesi di una proposta di legge per sanare la storica vertenza dei Lettori/Collaboratori ed Esperti Linguistici (CEL), gli insegnanti universitari di madrelingua responsabili in gran parte per l’insegnamento delle lingue nei nostri Atenei.
Si tratta di Lettori assunti secondo l’ex art. 28 della L.382/80 e CEL assunti secondo l’ex art. 4 della L. 236/95, una unica figura che svolge lo stesso lavoro e deve vedere riconosciuti gli stessi diritti. Ci sono diverse sentenze della Corte di giustizia dell’UE che condannano la ostinata discriminazione nei confronti dei Lettori in Italia dal 1980 ad oggi. Esiste anche una vasta giurisprudenza in Italia, dai Tribunali fino alla Corte Costituzionale e di Cassazione.
Nel novembre 2015 si è svolto un incontro fra il Ministro degli Esteri Gentiloni e il Segretario britannico per gli Affari esteri per affrontare la questione Lettori. David Lidington, Ministro per l’Europa ha dichiarato: “Abbiamo fatto un progresso significativo con i ministri italiani verso una soluzione legislativa che metterebbe fine alle condizioni inique, affrontando anche la discriminazione del passato.”
Duemila insegnanti di lingua potrebbero sembrare pochi di fronte ai ca. 50 mila professori e ricercatori, ai ca. 50 mila tecnici-amministrativi, e alle migliaia e migliaia di precari nelle Università, ma si tratta di una figura strategica nel campo dell’insegnamento delle lingue nelle Università.
I lettori/CEL fanno parte del corpo insegnante delle università. Tengono la responsabilità di fatto dell’insegnamento delle lingue, svolgendo le funzioni docenti di ogni insegnante: la programmazione dei corsi, la didattica e la valutazione. Partecipano alle commissioni d’esame e seguono le tesi. Con la loro specializzazione nel campo della glottodidattica, con la loro conoscenza di altri sistemi universitari nel mondo in cui hanno studiato e con i loro contatti internazionali, con il loro ruolo di mediatori interculturali, rappresentano una risorsa da valorizzare, anche per le politiche di internazionalizzazione negli Atenei, uno dei parametri per la valutazione delle Università ai fini dei finanziamenti del F.F.O.
Esiste però un’emergenza nel campo dell’insegnamento linguistico. I dati OCSE sugli investimenti in Scuola, Università e Ricerca trovano l’Italia sempre in fondo alle classifiche. Anche per le competenze linguistiche l’Italia si trova in fondo a tutte le classifiche dell’Unione europea, posizionata prima solo del Regno unito e dell’Irlanda. Esiste infatti a livello universitario una vera e propria emergenza dell’insegnamento linguistico – esigenza permanente e in crescita continua – che poi riguarda direttamente il trattamento della figura Lettore/CEL.
Da oltre 30 anni continua una situazione di discriminazione, di mortificazione e di trattamento disomogeneo ai danni di questi insegnanti, con la mancata applicazione delle numerose sentenze della Corte di Giustizia europea. Non è assolutamente accettabile che in qualche Ateneo, come Bari, i colleghi ricevano solo il trattamento previsto dal CCNL e quindi la metà dello stipendio di tanti colleghi impiegati in altri Atenei, pur svolgendo lo stesso lavoro. Non è possibile che l’Università di Cassino possa licenziare tutti i Lettori/CEL pur di non pagare ai colleghi uno stipendio decoroso. Non è possibile che l’Università G. D’Annunzio (Pescara/Chieti) possa cancellare il trattamento integrativo di Ateneo (come avevano fatto a Siena e come hanno cercato di fare a Lecce e Catania), chiedendo addirittura indietro i soldi. Simili problemi sono emersi in tanti Atenei; preme una soluzione a livello nazionale!
Uno dei motivi per questo trattamento vessatorio è senz’altro una certa ostilità tradizionale da una parte più retrograda del corpo docenti. Ma la professionalità e il ruolo dei Lettori/CEL non è in contrasto e nulla toglie all’insegnamento dei professori – quando esistono. Infatti nei Centri Linguistici non ci sono altri docenti: solo i Lettori/CEL i quali insegnano le loro lingue in piena autonomia. Anche nei corsi di laurea, quando mancano professori e ricercatori, sono i Lettori/cel con affidamenti o contratti di insegnamento a coprire i corsi di lingua. In ogni caso il professore svolge il suo corso parallelamente con l’insegnamento della meta-linguistica, con ulteriori approfondimenti di linguaggi specialistici come lessico dell’impresa, della critica letteraria, della linguistica, ecc. I 2 ruoli sono fondamentali e si completano e concorrono ad una migliore qualità dell’offerta formativa.
Per molti versi l’Università di Firenze potrebbe rappresentare un esempio di buona integrazione dei Lettori/CEL nell’offerta formativa dei corsi di laurea e nella vita collegiale dell’Ateneo. Circa una metà dei colleghi insegna al Centro Linguistico dove hanno un proprio rappresentante nel Direttivo del CLA. L’altra metà circa (una quarantina di colleghi) insegna nei corsi di laurea di lingua e afferiscono al Dipartimento di Lingue dove hanno 8 rappresentanti nel Consiglio di Dipartimento e un rappresentante nella Giunta di Dipartimento. Tutti i colleghi che insegnano nei corsi di laurea fanno parte a pieno titolo dei Consigli di corso di laurea e vengono eletti o nominati nelle varie Commissioni (Commissioni didattica, orari, piani di studio, orientamenti studenti, ecc.). In questo modo forniscono un contributo importante al buon funzionamento della didattica e arricchiscono l’offerta formativa.
L’importanza della figura dell’insegnante universitario di madrelingua è stata riconosciuta dal Senatore Luciano Modica - ex-Rettore a Pisa ed ex-Presidente CRUI (1998-2002) - nel suo discorso presso il Senato della Repubblica, nel febbraio 2004: "(…) gli ex Lettori universitari di lingua madre straniera. Si tratta di una storia molto lunga, che viene da lontano. Infatti, è assolutamente ovvio che se si vuole insegnare agli studenti universitari una lingua straniera occorra disporre di docenti, di insegnanti, chiamateli come volete, di lingua madre straniera che svolgano questo compito; ciò è vero da sempre e ovunque.”
Nello stesso modo, la Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, allargata ai Presidenti dei Corsi di Studio in Lingue presso le Facoltà di Lettere e Filosofia, riunita a Bologna il 15 marzo 2008 richiamava l’attenzione del Paese…su (…) l’emergenza lingue straniere in Italia: “La legislazione universitaria italiana non ha saputo affrontare un quadro giuridico attendibile ed accettabile riguardo al personale di madrelingua (Lettori e/o CEL), ignorando di fatto il carattere indispensabile del loro apporto nel processo di apprendimento/insegnamento delle lingue straniere”.
Se non si arriva prima ad una soluzione legislativa, la ripresa della contrattazione nazionale potrebbe essere l’occasione per risolvere finalmente la questione del Lettori/CEL. In un eventuale rinnovo del CCNL bisogna definire una distinta disciplina, distinta dal personale tecnico-amministrativo, con il riconoscimento giuridico della specifica figura professionale dell’insegnante universitario di madrelingua e un trattamento economico (con scatti di anzianità in analogia con le altre figure della docenza) e un monte ore (500 ore tempo pieno) uniforme a livello nazionale. Bisogna aggiungere risorse specifiche finalizzate alla omogeneizzazione del trattamento economico a livello nazionale, con la piena copertura economica fondamentale nel CCNL. Per il trattamento economico, all’inizio degli anni 2000 la Commissione europea aveva dato indicazioni al Governo italiano di individuare un parametro economico fra le figure della docenza universitaria. Il Governo Berlusconi, con la Legge 63/2004, ha scelto la figura docente pagata meno in assoluto, ovvero il ricercatore confermato a tempo definito (parziale). Invece secondo la FLC-CGIL il parametro economico dovrebbe essere quello di una figura della docenza a tempo pieno e quindi eventualmente il ricercatore confermato a tempo pieno, in ogni caso non al di sotto di quello a tempo definito, come indicato dalla L.63/2004, salvaguardando in ogni caso le condizioni di miglior favore. E il trattamento deve essere in una sola voce stipendiale secondo le modalità di trattamento del personale ricercatore (ovvero tutto fondamentale e non articolato in fondamentale ed integrativo con i conseguenti problemi per i colleghi iscritti all’ex INPDAP).
A livello locale, la Legge di Stabilità 2015 ha sbloccato il trattamento economico dei lavoratori contrattualizzati e quindi per i Lettori/CEL il sindacato deve chiedere il ripristino degli scatti di anzianità (dove esistono) dal 1.01.15 e comunque chiedere la riapertura della contrattazione decentrata per il trattamento integrativo di Ateneo.
Infine preoccupa moltissimo la proliferazione dei rapporti di lavoro precario nell’insegnamento linguistico. Arrivano sempre più notizie allarmanti sull’utilizzo di tipologie contrattuali precarie ed atipiche per insegnare le lingue negli Atenei in sostituzione parziale o completa dei Lettori/CEL.
Per ciò che riguarda i contratti a tempo determinato, in palese violazione dell’art. 4 L. 236/95 che prevede di norma il tempo indeterminato tranne per esigenze temporanee o sperimentali, il sindacato deve promuovere ricorsi legali per la stabilizzazione dei colleghi con contratti illeciti a tempo determinato – il giudice può ordinare la loro assunzione a tempo indeterminato perchè si tratta di una figura di diritto privato; è già successo in vari Atenei.
Oltre all’abuso dei contratti a tempo determinato, ancora peggio sono le fantasiose tipologie co.co.co. A Bergamo ci sono gli “addestratori linguistici” co.co.co. A Bologna ci sono i “formatori linguistici.” A Padova ci sono i tecnici linguistici con le stesse mansioni dei Lettori/CEL ma hanno 1500 ore annue e uno stipendio mensile inferiore a quello dei CEL. Dal 2005/6 non è più stato assunto nessuno con contratto stabile, solo un numero enorme di contratti a incarico per singoli corsi. A Siena stranieri ci sono “formatori” co.co.pro. per sostituire i CEL di lingua italiana, che svolgono le stesse mansioni dei CEL a tempo indeterminato. A Torino ci sono gli esercitatori linguistici co.co.co, annuali rinnovabili. Il sindacato deve intervenire negli Atenei con ogni mezzo possibile per bloccare questa proliferazione del precariato linguistico.
Per gli insegnanti universitari di madrelingua è urgente una soluzione equa e definitiva a livello nazionale, anche negli interessi degli studenti nonché per poter mettere fine agli innumerevoli ricorsi legali.
Sarebbe un contributo positivo verso la creazione di una vera “Buona Università”!
John Gilbert
(L'articolo è basato in parte sull’intervento presso la Sessione tematica “Il lavoro nell’Università nel contesto dei settori pubblici” all’Assemblea Nazionale Università promossa dalla FLC-CGIL 1-2 ottobre 2015).