03/02/2016 - Le ricercatrici e i ricercatori precari non sono lavoratori? Lo hanno sostenuto in questi mesi prima il Ministro Poletti e poi il Sottosegretario Faraone (salvo, quest’ultimo, smentirsi a seguito della sollevazione di assegnisti e dottorandi).
Si tratta di dichiarazioni gravi, che negano la dignità del lavoro delle migliaia di giovani studiose/i che in questi anni di definanziamento dell’università e blocco del turn over hanno sostenuto la ricerca e la didattica nei nostri atenei. Ancor più gravi perché giustificano la negazione di diritti e tutele sociali a decine di migliaia di persone.
Per questo motivo il Coordinamento Nazionale delle Ricercatrici e dei ricercatori Non Strutturati ha deciso di incrociare le braccia. Dato che lo sciopero non rientra tra i diritti dei lavoratori parasubordinati le braccia restano incrociate sulle magliette rosse che indossano durante la settimana di mobilitazione dello sciopero alla rovescia. Una forma di mobilitazione orientata ad affermare il valore e la dignità del proprio lavoro e a pretenderne il riconoscimento.
Le ricercatrici e i ricercatori non strutturati (assegniste/i, dottorande/i, borsiste/i, docenti a contratto) continueranno a lavorare nei laboratori, nelle sale operatorie, nei cantieri o negli uffici, ad insegnare nelle aule, a pulire le attrezzature necessarie per gli esperimenti o le gabbie delle cavie, non staccheranno gli occhi dallo schermo di un computer per correggere tesi e bozze o per smaltire la corrispondenza dei loro referenti scientifici né interromperanno l'adempimento della burocrazia collegata ai progetti europei e nazionali o la ricerca dei fondi per il rinnovo dei loro contratti.
Per aderire allo sciopero alla rovescia del coordinamento basta seguire queste indicazioni e taggare le proprie foto con #ricercaprecaria #scioperoallarovescia.