Ordine del Giorno approvato dall'Assemblea congressuale FLC-CGIL Università di Firenze (6 febbraio 2014)
Le lavoratrici e i lavoratori della FLC-CGIL dell’Università di Firenze, riuniti in Assemblea Congressuale il 6 febbraio, esprimono solidarietà a tutti i lavoratori i cui diritti consolidati negli anni, a cominciare dal diritto al lavoro, vengono messi in discussione nel privato da una devastante volontà speculativa, sia in ambito finanziario che immobiliare, come dimostrano i casi della Electrolux di Scandicci o della SEVES, e nel pubblico in forza di privatizzazioni e operazioni di riordino, conseguenti a cattiva gestione più che al costo del lavoro.
A Firenze, nel pubblico, sono esemplari i casi di Ataf, del Maggio Musicale e dei dipendenti del Comune, anche a significare la scelta dell’Amministrazione Comunale di gestire situazioni di difficoltà non tenendo prioritariamente conto dei diritti dei lavoratori e dei cittadini.
La privatizzazione di Ataf infatti ha prodotto, e si vede già da ora, un peggioramento nel servizio e nelle condizioni di lavoro dei dipendenti; in effetti non è stata effettuata alcuna modifica di gestione del trasporto pubblico locale nella direzione di una effettiva valorizzazione dello stesso: non sono aumentate le corsie preferenziali, unico metodo per aumentare la velocità di percorrenza e garantire il rispetto degli orari; non sono stati realizzati parcheggi scambiatori che avrebbero consentito un effettivo ridimensionamento del traffico veicolare privato e solo in forza (e con gli stanziamenti correlati) del campionato mondiale di ciclismo sono state restaurate le piste ciclabili. Tutto il peso economico di una gestione del trasporto pubblico locale ottusa e lontana dagli interessi
dei cittadini è stato scaricato sui lavoratori i quali, per lo sciopero del 5 e 6 dicembre stanno ricevendo adesso le lettere delle sanzioni disciplinari.
Non meno grave la situazione dei lavoratori del Maggio musicale, per i quali si profila ora una via di salvezza ma solo per l’intervento del Governo, non certo per la cura proposta dal sindaco di Firenze che non esitava a dichiarare la necessità di tagli stipendiali e di personale, attribuendo tutta la responsabilità al costo del lavoro e non a una gestione scellerata della Commissaria da lui stesso nominata. Si tratta comunque di un accordo che prevede una rimodulazione del contratto integrativo per 1,5 milioni di euro e una riduzione del numero degli addetti che porterà da 362 a 310 unità l’organico complessivo del teatro, e comunque attraverso trasferimenti ad altre società o enti. Di fatto vengono cancellate le "graduatorie" per le assunzioni a tempo determinato (già abbondantemente tagliate per mantenere il posto ai tempi indeterminati): al posto dell'anzianità di servizio si preferisce attingere con chiamate dirette o "concorsi" che invocano la meritocrazia, ma di fatto riportano ad un sistema clientelare. Per i giovani quindi le possibilità di lavoro sono ridottissime e praticamente senza più diritti riconosciuti.
Esemplare la condizione dei dipendenti del Comune di Firenze, che da parecchi mesi ormai vivono la preoccupazione di dover restituire quote notevoli di salario percepite negli ultimi 10 anni sulla base del contratto decentrato e che, in assenza di qualunque sentenza, l’amministrazione comunale intende recuperare attraverso le lettere di messa in mora inviate ai lavoratori già da diversi mesi.
Si tratta, in tutti questi casi, di diritti acquisiti in anni di contrattazione che ora vengono messi in discussione, spesso demolendo anche l’immagine di questi lavoratori, facendoli passare per vagabondi e troppo garantiti.
Grande preoccupazione deriva dal fatto che il sindaco di Firenze, che così male ha gestito le vertenze sui servizi pubblici locali, sia l’estensore di quella che vorrebbe essere la futura riforma del lavoro.
Tutto ciò considerato risulta evidente la necessità di una unificazione delle lotte in difesa dei diritti dei lavoratori, così gravemente messi in discussione, riaffermando il ruolo centrale della contrattazione nazionale.