CAMBIARE LE NORME, RINNOVARE IL CONTRATTO
Il 30 novembre 2016 CGIL, CISL e UIL hanno firmato con il Governo un protocollo di intesa in cui si promettevano risorse per il rinnovo dei contratti pubblici e modifiche sostanziali della normativa Brunetta.
Dopo la firma, che non è neppure servita al Governo Renzi per evitare la sontuosa sconfitta referendaria, silenzio.
Sulla stampa si parla di risorse per i rinnovi contrattuali che non ci sono, nemmeno per coprire gli 85 euro lordi medi (?) già insufficienti a recuperare l’inflazione. Non è chiaro se gli aumenti incrementeranno lo stipendio tabellare o il salario accessorio, distribuito in base alla valutazione e non a tutti.
Nessuno ancora ci ha detto cosa accadrà al Bonus Renzi (80 euro di detrazioni) in caso di aumenti contrattuali. Molti sono i lavoratori e le lavoratrici che vedranno riassorbiti i pochi spiccioli di aumento dalla perdita parziale o totale degli 80 €.
Ma i soldi, nella vita, non sono tutto…
La riforma del pubblico impiego elaborata dalla MADIA (o chi per lei) ripropone molte delle norme già presentate da Brunetta e contrastate dalla CGIL.
Nel testo di riforma Madia è prevista la licenziabilità del pubblico dipendente nei casi in cui si abbiano, per tre anni successivi, valutazioni negative.
Il sistema di valutazione è quello di Brunetta, non finalizzato a migliorare i servizi ma a scaricare sui lavoratori tutti i problemi della pubblica amministrazione, a corto di risorse e spesso gestita da dirigenti cooptati dalla politica e super tutelati.
I lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego non potranno contrattare i criteri di assegnazione di parte consistente del salario accessorio distribuito sulla base della performance, le PEO saranno sempre più limitate e selettive e gli Atenei non potranno incrementare il fondo per il salario accessorio rispetto a quanto certificato nel 2016. Le materie di contrattazione continueranno ad essere definite dalle legge che rimarrà fonte primaria rispetto ai contratti collettivi nazionali che perderanno ulteriormente efficacia.
Nessuna buona notizia per i precari (malgrado la previsione della stabilizzazione e relative sentenze anche della corte europea), per i quali non è previsto alcun piano di reclutamento straordinario, malgrado siano anni che attendono.
Alle lavoratrici e ai lavoratori è bene dire la verità perché, a queste condizioni, non è possibile sedersi ai tavoli di contrattazione per il rinnovo dei contratti.
Alle lavoratrici e ai lavoratori chiediamo di informarsi e di valutare se per 85 euro lordi (forse, si vedrà, magari solo la metà) sono disposti ad accettare tutte le nuove norme inserite nel “pacco” Madia.
La FLC non intende rassegnarsi o assecondare scelte governative che peggioreranno ulteriormente le condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici così da ridurre ancor di più i servizi pubblici (istruzione, ricerca, sanità), per accrescere il ruolo dei privati che lucreranno sui diritti e sui bisogni, nostri e delle future generazioni.
Per questo invitiamo tutti alla mobilitazione con un presidio sabato 6 maggio davanti Palazzo Vidoni, sede del Dipartimento della Funzione Pubblica, e soprattutto giovedì 18 maggio con una mobilitazione a Roma insieme a Cisl e Uil dei settori Università, Ricerca e Afam (accademie d'arte e conservatori).
FLC CGIL – Struttura di Comparto Università Toscana