Giovedì 30 aprile 2020 abbiamo assistito ad un simulacro di confronto sindacale. Il Magnifico Rettore è evidentemente abituato alle dichiarazioni alla stampa e non ama essere messo in discussione. Ne abbiamo avuto una rappresentazione dopo l’intervento del Coordinatore della RSU. Marco Billi aveva esposto tutte le criticità dell’avvio della fase 2 nell’Ateneo, aveva lamentato il mancato coinvolgimento delle Rsu e delle Organizzazioni sindacali nella definizione del protocollo sulla sicurezza nell’Università di Pisa, come disposto dai protocolli nazionali e dal Contratto collettivo nazionale, che ne fa materia di contrattazione.
Il Magnifico Rettore ha replicato piccato per più di 20 minuti che non si faceva insegnare le procedure da Marco Billi, che non era Marco Billi a doverlo spronare sulla sicurezza, che lui si faceva consigliare dal tavolo tecnico dove c’erano Scienziati e non certo da Marco Billi. Un attacco personale continuo, in un diluvio del pronome “io” e del sostantivo “Scienziati”. Un refrain molto in voga in questi tempi, l’evocazione di un gruppo di “competenti” suona infatti meglio per difendere delle scelte politiche.
La colpa di Marco, oltre a quella di non essere Scienziato, è quella di non aver magnificato la grandeur rettoriale, ma di aver esposto i fatti e difeso la salute dei lavoratori. In altre parole di non essersi levato il cappello davanti al padrone, come diceva Giuseppe Di Vittorio, che non era Scienziato ma Bracciante agricolo.
Il comportamento umano e politico del Magnifico Rettore si descrive da se, la Flc Cgil lo stigmatizza e lo denuncia a tutto il personale. Ma per me, che non sono Scienziato e sono all’antica, è ancora più grave il tradimento del suo magistero: mai un Professore, un Docente, un Insegnante, dovrebbe tentare di mortificare chi ha di fronte.
Mortificazione non riuscita, anche perché la fantasmagorica riapertura delle Biblioteche si è dimostrata tragica farsa: lavoratori avvisati il 4 maggio mattina con un sms; il giorno dopo, mancanza di dispositivi di protezione individuale in alcuni Poli; in altri un numero insufficiente di guanti, di mascherine (donate da una università cinese), gel disinfettanti portati da casa in attesa di quelli aziendali, Rls non coinvolti, come si evince dalle loro lettere pubbliche. Per un simile capolavoro, non avrei scomodato la Scienza e neanche l’Arte. Mi piacerebbe invece sapere dove sono le 18.000 mascherine e i termometri promessi, forse giacciono sotto una distesa di autocertificazioni.
Ma ancora più grave è stato il tentativo di delegittimare il Coordinatore della Rappresentanza Sindacale Unitaria. La Cgil ha sempre spinto e lottato perché nei luoghi di lavoro ci fosse la RSU, democraticamente eletta dalle lavoratrici e dai lavoratori (con un quorum del 50% + 1 dei voti). La Rappresentanza Sindacale Unitaria, che è autonoma anche dalle Organizzazioni Sindacali che propongono le liste elettorali, rappresenta un passo di applicazione della democrazia nei luoghi di lavoro come scritto nella Costituzione.
Tentare di delegittimare il Coordinatore, eletto dai lavoratori e dai componenti Rsu, vuol dire attaccare l’idea di democrazia nell’Università. Atteggiamento che contraddistingue questo rettorato, come già denunciato più volte dalla Flc Cgil, sordo alle istanze dal basso e pronto a comprimere il dissenso recepito come urticante. Tuttavia, la Flc Cgil sosterrà sempre la Rappresentanza Sindacale Unitaria e la democrazia nei luoghi di lavoro con tenacia infinita (anche se non siamo Matematici); se ne facciano una ragione, protagonisti e comparse, noi seguiremo l’esperienza del nostro Coordinatore.
Marco, che non è uno Scienziato, ha iniziato a lavorare a 18 anni come operaio alla Sintergres di Pisa, azienda di proprietà di Salvatore Ligresti. A quel tempo, seconda metà anni ’80, conosciuto come abile finanziere impegnato soprattutto nel campo assicurativo, mentre le vicende giudiziarie del 2013 avrebbero portato alla luce la vera natura di questo “Siciliano a Milano". In quegli anni Marco, come delegato sindacale Cgil, ha partecipato alle lotte contro la chiusura dello stabilimento cittadino, a tavoli nazionali al Ministero del lavoro ed è stato nel gruppo sindacale che ha gestito una dolorosa deindustrializzazione in questo settore nella nostra provincia. Appena entrato nella Nocchi Pompe, si è impegnato sindacalmente e ha fatto terminare lo scempio delle dimissioni in bianco fatte firmare alle lavoratrici neo-assunte. Già in queste vicende si riconoscono le capacità di Marco, rappresentante sindacale nell’Università di Pisa dal 1998: l’allargamento dei diritti e la battaglia per un maggior salario, l’azione per l’assunzione dei precari e la preoccupazione per le condizioni studentesche (la linfa vitale delle università), la salute nei luoghi di lavoro, la prevenzione sanitaria, e la battaglia alle ingiustizie, alle furbizie quotidiane.
L’esempio di Marco rappresenta il miglior manifesto programmatico di quella che sarà sempre la nostra azione politico-sindacale, volta a far ritornare l’università un luogo democratico di discussione, di sapere critico, di disputa e di collaborazione, non un tempio pieno di statue di sale.
Non abbiamo particolari talenti, siamo soltanto appassionati alla giustizia sociale e non smetteremo mai di crederci, per rispetto alle lavoratrici e ai lavoratori, per rispetto alla nostra storia.
Pasquale Cuomo